Editoriale del Direttore Mario Del Grosso*
Non c’è ombra di dubbio che la chiave di volta nella campagna elettorale di Donald Trump è stata probabilmente quella di riuscire ad affermarsi come un candidato forte, e quindi come il presidente capace di gestire un periodo storico instabile e rischioso per milioni di americani sia dal punto di vista sociale che economico. Per farlo Trump ha più volte sottolineato il suo approccio “duro” e “sicuro” ai problemi di sicurezza, per esempio ha sottolineato molto più della controparte democratica la volontà di risolvere la questione dell’immigrazione irregolare.
Oltre che forte e sicuro Trump si è presentato all’elettorato come un candidato che ha già una lunga esperienza nelle questioni internazionali. Ha detto di avere idee chiare su come affrontare la crisi degli Usa con l’Iran, con la Corea del Nord e la questione mediorientale ma soprattutto con l’ Ucraina.
È inutile nasconderlo ma un ulteriore aspetto ricco di significato di questa vittoria risiede nel fatto che, ancora una volta, il nemico comune da abbattere per i presidenti Trump e Putin, come già avvenuto 73 anni or sono, risiede nel cuore dell’Europa ed ancora una volta risponde al nome di Germania.
“E’ l’Europa il nostro nemico”, sottolinea Trump
Quell’Europa non delle nazioni o dei popoli, ma quell’Europea che sta divenendo sempre più “Germ-europa”
Il presidente statunitense del resto non ha mai celato quanto sia indisposto dal ruolo eccessivamente di primo piano che la nazione tedesca assume nel continente, e che ricordiamo la stessa cancelliera tedesca Angela Merkel faceva di tutto pur di non nasconderlo;
Gli avvenimenti della prima parte degli anni Novanta generati dalla caduta del Muro di Berlino, la forte presidenza di Putin nel periodo immediatamente successivo e l’unificazione monetaria avvenuta nei primi anni Duemila, hanno ricollocato l’Europa ad un ruolo più centrale e meno marginale sul piano internazionale, condizioni queste che hanno fatto si che l’Unione Europea uscisse da una condizione di subalternità e divenisse un competitor politico e soprattutto economico da cui gli Stati Uniti avrebbero dovuto iniziare a prendere le distanze.
Trump si è presentato forte come Winston Churchill
Noi combatteremo sulle spiagge (in inglese We Shall Fight on the Beaches) è il nome dato al famoso discorso pronunciato da Winston Churchill alla Camera dei Comuni il 4 giugno 1940, e come Churchill ha fomentato il suo popolo alla ripresa dopo la disastrosa gestione finanziaria da parte dei democratici .
“Ho, io stesso, piena fiducia che se tutti faranno il loro dovere, se nulla verrà trascurato, e se sarà fatto al meglio tutto il necessario – come già sta accadendo – ci dimostreremo ancora una volta in grado di difendere la nostra isola, di cavalcare tempesta della guerra e di sopravvivere alla minaccia della tirannia, se necessario per anni, se necessario da soli. Ad ogni modo, questo è ciò che tenteremo di fare”( Winston Churchill)
Rievocare quell’ immagine ( di Churchill)
lo ha fatto diventa l’icona di una stagione politica che dura da sette anni e che, piaccia o no, è ormai chiaramente caratterizzabile come “Trump Age”, l’èra di Trump. Niente e nessuno per il momento sembra in grado di mettere fine a un’era che è proseguita anche durante la presidenza di Joe Biden e che non sembra scalfibile neanche da ben quattro inchieste giudiziarie.
Trump ha gestito, stando ai risultati, piuttosto bene le accuse che gli sono state rivolte durante le elezioni
Soprattutto quella di aver spinto i propri sostenitori ad assaltare il Campidoglio il 6 gennaio del 2021. Le accuse sono state sia tecniche, e quindi presentate in tribunale, sia politiche e cioè usate dai democratici per sostenere la sua impresentabilità e il suo essere inadatto a ricoprire di nuovo la carica di presidente.
Evidentemente però queste accuse, almeno dal punto di vista elettorale, non hanno pagato.
E sapete perché?
Perché la parola chiave di questo voto è stata “inflazione”. La vita quotidiana degli americani è sconvolta dal rialzo dei prezzi, che non scendono e non rientrano nelle statistiche ufficiali .Le famiglie hanno bisogno di protezione e sicurezza. E i due fronti principali sono proprio l’economia e gli immigrati illegali.
“Questo è il giorno in cui il popolo ha ripreso le redini del Paese», ha dichiarato Trump nel suo primo discorso davanti ai sostenitori al Convention Center di Palm Beach.E speriamo fortemente di riprenderci anche noi il nostro .
Mario del Grosso*
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