Di Paola Francesca Moretti 

Premetto che in tutta la mia vita non ho mai avuto il privilegio di mangiare caviale e né usato olio di ricino come lassativo naturale, invece largamente utilizzato dalle mie nonne e, oggi, dai sostenitori bio.
Le premières femmes della nostra politica, Giorgia Meloni ed Elly Schlein, hanno capito come tenere accesi i riflettori mediatici sulla propria persona, ovvero, a suon di battute al vetriolo.
Vado per gradi e provo a spiegare quale fatto di cronaca precede la mia riflessione. Meloni dall’ Ungheria – dove sono riuniti in via ufficiosa i capi di Stato o di Governo del Consiglio europeo – indirizza la sua frecciata alla Schlein, che intanto si trova a Roma, in piazza, a sostegno dei sindacati per lo sciopero indetto contro i tagli al trasporto pubblico.

Nell’alterco a distanza, il Premier saetta la segreteria: “Mi dispiace che anche su questo si riesca a fare una polemica su una cosa completamente inutile. Non so cosa si intenda per svilire i diritti sindacali, che questo Governo difende molto meglio della sinistra al caviale, ma so che sono abituata a fare il mio lavoro, anche quando non sono al massimo della forma, perché è l’impegno che mi sono presa con gli italiani. Spero che la sinistra, prima o poi, individui qualche tema serio sul quale fare politica con questo Governo, in attesa di ritrovare una identità che le consenta di stare a fianco dei cittadini”. La risposta di Elly Schlein non tarda ad arrivare, pure ben condita: “Io di caviale non ne ho mai mangiato” e, inoltre, tiene a precisare di non poter “sopportare che i lavoratori vengano purgati con olio di ricino”.
Insomma tra caviale per antipasto e olio di ricino – fortemente consigliato a fine cena di San Martino – i lavoratori di ogni settore costituiscono le diverse portate del dibattito istituzional-culinario made in Italy.

Da questo scontro politico parte la mia riflessione sulla questione legata all’importanza del lavoro e di come nel lavoro l’uomo realizza pienamente se stesso. Nello svolgere la propria attività lavorativa l’individuo rivela le sue capacità, le sue virtù personali e doti di ingegno, dal lavoro trae il sostentamento per la propria esistenza e quella dei famigliari e il compiacimento di fare qualcosa di utile per sé e per la società. Il lavoro, dunque, rappresenta l’espressione più nobile dell’essere vivente.
Non a caso nel pensiero dei padri costituenti “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” e solo dal lavoro infaticabile degli avi è nata la nuova Italia che, attualmente, conosce un grado di benessere mai conosciuto prima. Il lavoro è oggi più di ieri necessario e fondamentale perché solo per mezzo di esso un Paese può progredire a livello civile, culturale ed economico.

E come dice Khalil Gibran: “La vita ha due doni preziosi: la bellezza e la verità. La prima l’ho trovata nel cuore di chi ama e la seconda nella mano di chi lavora”.

Lascio ai lettori dell’ Eco del Sannio trarre le debite conclusioni su quello che continua a essere un tema caldo del nostro vivere quotidiano volgendo un pensiero particolare al futuro lavorativo dei nostri giovani, ora, sostenuti a tutto tondo o aiutati in parte da genitori e nonni, domani?

 

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