Di Daniela Piesco 

Parafrasando Sciascia che nel 1987 denunciava i “professionisti dell’antimafia”, oggi è opportuno denunciare i “professionisti del patriarcato”, che utilizzano questa espressione (patriarcato, appunto) con abilità e spregiudicatezza, per i propri follower per guadagnarsi le prime pagine dei giornali o per inaugurazione fondazioni senza dare la giusta attenzione alla vittima per cui è stato fatta la fondazione .

In effetti c’è da dubitare fortemente che questi professionisti facciano gli interessi delle vittime e supportino il contrasto contro la cultura maschilista e misogina.

Basterebbe spostare l’ attenzione dal Patriarcato alla cultura patriarcale, per comprendere che la questione non è così semplicistica come la descrive Valditara,oggi,alla camera dei deputati in occasione della inaugurazione della fondazione Cecchettin

( https://youtu.be/dVx39eXp-a4?si=zne6ZYvmUBUIc-X3)

La cultura patriarcale, proprio in quanto cultura non è estranea a nessuno,donne comprese che ad esempio hanno votato in larga maggioranza l’attuale governo.Ha a che fare con un analfabetismo emotivo e relazionale che riguarda sempre di più un’umanità abituata alla connessione tra profili invece che alla relazione tra persone..Senza addentrarci su un dato fattuale,che la destra conosce perfettamente e che finge di ignorare per beceri fini politici, ossia che le donne continuano a morire prevalentemente in famiglia; che la famiglia,purtroppo, resta il luogo più pericoloso.

Vorrei,inoltre,ricordare a Valditara che fino a quando l’orrore e l’indignazione dipenderanno dalla cittadinanza dell’autore, allo stupro non sarà mai imputata la giusta gravità.Di fatto ogni accentuazione veemente e bolsa della nazionalità di un colpevole è, quantomeno, strumentale. Perché non fa altro che alimentare l’orientamento razzista travisando che, certamente, non aggiunge maggiore rilevanza al reato né maggiore responsabilità al criminale.

L’alfabetizzazione cresce anche se la cultura cala. Forse questi rigurgiti di ignoranza sono sacche ristrette di resistenza all’evoluzione, contrasto insignificante ad uno sviluppo che comunque non verrà inficiato. Alcuni positivisti ne sono convinti. Io, dalla prospettiva che offre lo sguardo umanista, penso più ai ricorsi storici di Vico e alle decadenze, ai numerosi passi indietro che hanno segnato la storia dell’uomo, a quante volte abbiamo perso il passato e abbiamo dovuto faticosamente riscoprirne e riconquistarne la grandezza.

Nell’inconsapevolezza dei più leggo il rischio che questo possa nuovamente accadere, e che in realtà sia già in atto.

Ph : Facebook senza royalty

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