A MENTE FREDDA rubrica ideata e curata da Daniele Piro caporedattore allo sport
L’obiettività che cerco sempre di avere nei miei giudizi positivi o negativi quando si parla del Benevento calcio, oggi mi porta a scrivere qualcosa che probabilmente, (visto che ho letto molti pareri sulle varie piattaforme social) non sarà gradita ai più. In tutta onestà ieri ho visto una partita in chiaroscuro, luci ed ombre appunto, da parte della nostra beneamata Strega.
L’Avellino, al di là degli sfotto’ e dell’ ”odio sportivo” (solo sportivo per carità), si è dimostrata indubbiamente una squadra tosta, con la “cazzimma” giusta, molto fisica che non ha avuto alcun timore reverenziale nello scendere in campo priva del supporto psicologico dei suoi sostenitori e sicuramente dirà la sua in questo campionato. Soprattutto, è apparsa superiore nella zona nevralgica del campo.
Diciamoci la verità senza peli sulla lingua; per come è maturato il pari ci sta benissimo, ma tutti avremmo desiderato, almeno nelle intenzioni e nei proclami espressi in rete nei giorni pre-match, una vittoria per mandarli ancor più giù in classifica. La capolista barcolla ma non molla; dopo lo schiaffo di Picerno serviva una reazione ed a detta di chi vi scrive, questa reazione si è vista in parte. Non si può andare in vantaggio ad una decina di minuti dalla fine del primo tempo e poi tornare negli spogliatoi trovandosi sotto. Imperdonabili ed ormai cronici gli errori in marcatura sulle palle inattive che, da inizio campionato, stanno evidenziando tutte le pecche di una squadra che sta soffrendo questo tipo di situazioni.
Senza contare che il calcio d’angolo da cui è scaturito il gol del pari glielo abbiamo letteralmente regalato, con Manconi che per la voglia di strafare (che ci fa il nostro centravanti 10 metri fuori la nostra area di rigore?) ha letteralmente lasciato in mano, anzi fra i piedi degli avversari, un pallone in suo possesso. Sul secondo gol, un errato posizionamento dell’intero pacchetto arretrato, ha permesso ai lupi di trovarsi sull’ 1-2 che avrebbe potuto tagliare le gambe a chiunque.
Sembrava la classica partita stregata quando, allo scadere della frazione, la traversa ha detto no alla saetta scagliata dal limite da Simonetti. Nella ripresa, grande intervento in apertura di Iannarilli su punizione di Lamesta, una conclusione di Manconi involatosi sulla fascia sinistra (forse poteva fare qualcosa in più) e tanto possesso palla un po’ frettoloso, in alcuni casi arruffone, fino al lampo del subentrato Starita a partita quasi conclusa, con il cioccolatino servito ad un solissimo Viviani che ha scaraventato la palla in fondo al sacco. 2-2 pari e patta e tutti a casa.
Due punti persi o un punto guadagnato? Per come si erano messe le cose direi punto guadagnato. L’arbitro ci ha messo del suo spezzettando spesso il gioco e consentendo lunghe perdite di tempo, soprattutto al loro pipelet che doveva essere di porcellana visto che ad ogni tuffo si faceva male o alla schiena, o alle caviglie o al ginocchio.
Soprattutto la giacca nera ha peccato in personalità da subito con un fallo da giallo di Frascatore dopo un minuto non sanzionato, ma ergendosi poi a protagonista in occasione del gol del sorpasso concesso all’Avellino, nonostante il fuorigioco sbandierato dal guardialinee al punto che anche lo stesso D’Ausilio credeva di esserlo. Ha permesso a Tribuzzi di essere ancora in campo a protestare e fare la voce grossa dopo l’espulsione ed a Biancolino di fare il fenomeno dalla panchina, concedendogli proteste ed atteggiamenti poco sportivi.
L’Avellino ha fatto però quello che fanno tutte le squadre che sono in vantaggio e cercano di tirare acqua al proprio mulino, ovvero perdere tempo, chiudendosi a riccio soprattutto nella ripresa quando non è mai riuscito a superare il centrocampo, schiacciato da una pressione confusionaria ma costante della squadra giallorossa a cui va il merito di non aver mai mollato per tutti i 98 minuti del match. Due gol dubbi, pensavo che il nostro fosse fuorigioco nettissimo ma da un immagine a campo largo si vede il loro esterno essere abbastanza in linea con Lanini, mentre sempre per obiettività, il loro gol mi è apparso da subito regolare.
Formazione forse troppo leggera in mezzo al campo e con un Tosca terzino che di fatto ha inibito qualsiasi spinta o ripartenza dal lato sinistro del campo, non avendo le caratteristiche fisiche per farlo. Partita sotto tono di Lamesta e Manconi, maluccio il centrocampo, Oukhadda il solito motorino sulla destra e difesa nella sua totalità da rivedere, visti gli errori ed i gol subiti; azzeccate le sostituzioni di Viviani, a cui i derby devono fare un gran bene visto che ha concesso il bis dopo il gol alla Casertana, e di Starita ( ad oggi il vero oggetto misterioso presente in squadra), rivedibile la prestazione di Gennarino Acampora mentre Borrello si è visto poco.
Qualcuno mi dirà che il Benevento che oggi è primo in classifica lo deve soprattutto alla verve ed ai tanti giovani lanciati da titolari, tuttavia in partite maschie dove si affrontano giocatori volponi della categoria, sono convinto che ci voglia un po’ di personalità ed cazzimma in più. Troppo spesso gli avversari protestavano muso contro muso, cercavano quasi lo scontro fisico oltre quello verbale, sapevano come perdere tempo, circondavano l’arbitro, insomma sotterfugi del mestiere che sono tipici di chi in queste categorie veleggia da anni come loro, nonostante si vantino della serie A fatta per dieci anni, ai tempi in cui i papà canuti di oggi “puzzavano ancora di latte”. Cosa dire ancora? In altri frangenti queste partite le avremmo sicuramente perse, ma è anche vero che le partite che in altri frangenti avremmo sicuramente perse, cominciano ad essere un po’ troppe, (Cavese, Massina, Turris, ieri) segno evidente di una squadra un po’ stanca, che comincia a concedere tanto per essere una capolista e, campanello di allarme, prende gol da quattro partite di fila.
Il prossimo week end, si riparte da Taranto per continuare a difendere la vetta che oggi potrebbe essere meno corposa in termini di distacco, se il Cerignola dovesse fare bottino pieno a Monopoli. Nell’attesa ci godiamo il primato e lo scampato pericolo di una sconfitta che avrebbe avuto sicuramente qualche ripercussione psicologica e sul morale del gruppo. Ieri, davanti ad una cornice di pubblico che ha dimostrato di valere la serie superiore, non si poteva tornare a casa con l’ennesima delusione dopo il dispiacere dato ai 500 accorsi a Picerno. Avanti Strega., il destino è tutto nelle tue mani.
Scugnizzo69