La notiziona di spionaggio, hackeraggio, dossieraggio, nasce invece che dalle funambolerie elettroniche, da un semplice pedinamento di un ndranghetista da parte della Direzione antimafia milanese che lo becca in un meeting con un ex poliziotto vip, datosi nella terza età al business della cybersecurity. Insomma, una metodica d’altri tempi quando le indagini si facevano con pedinamenti, infiltrati, informatori e pestaggi. Vengono in mente i foglietti d’appunti presi velocemente al bar dall’appuntato nelle vicinanze dei sospettati nei confronti dei quali erano andati in tilt i sistemi intercettanti di registrazione. In tempi preistorici prima Cossiga poi Berlusconi denunciarono l’Italia dello spionaggio e delle cimici fino all’acme della spia elettronica permanente del trojan legiferato dai cinquestelle. Emblematici di quest’Italia spiona e spiata, le prime denunce del Ministro Crosetto, il coinvolgimento del primo e del secondo cittadino dello Stato, le cui mail private, e\o dei familiari, sarebbero state violate e clonate.
Si parla di hacker, di maghi della violazione dei dati informatici, di mitiche figure provenienti dal collettivo Anonymous. Poi la cronaca cade sui Carmelo, un nerd ventitreenne bullizzato della profonda Sicilia capace di violare documenti riservati, mail istituzionali, fondi in criptovalute e addirittura i file delle indagini che lo riguardano. Oppure sull’impiegato di banca pugliese che si smazza i documenti finanziari dei clienti. Fino all’accusa nei confronti di legittimi operatori della cybersicurezza come Equalize, Mercury Advisor, Develope, Go e altri, la cui ragione sociale riguarda, tra l’altro, la creazione e relativa manutenzione di database al servizio delle istituzioni (MinInterni, Viminale, sistema Sdi della polizia, Anpr Anagrafe nazionale della popolazione residente, Inps, Agenzia delle Entrate, Sistema Serpico e Siva Sistema informativo valutario), e dei privati (Barilla, Heineken, Ilva, Eni, Erg, Essilor Luxottica). Soggetti guidati da vip imprenditoriali, vicini ai vertici della politica, della finanza, dell’economia e della comunicazione, gloriose guide della Fiera Milano e dell’Eur Roma.
Si parla di dati violati quando in realtà gli accessi sono spesso legittimi. Oppure gran parte dei dati setacciatiprovengono dal libero e volontario mondo dei social dove le informazioni sono offerte direttamente dagli obiettivi bersaglio. Talvolta vengono estratti dalle chat su whatsapp come quella parlamentare dei 66 di Fratelli d’Italia. Per mettere un po’ di pepe si tirano in mezzo criminalità organizzata e servizi segreti anche esteri. In realtà finiscono sotto arresto o indagine, finora una cinquantina,super poliziotti, poliziotti, finanzieri, bancari, proprio i soggetti responsabilizzati per gestire i dati o vigilare sulla relativa sicurezza. Dai numeri degli accessi, 350mila solo per i dati della polizia, relativi a 800mila persone dossierate, ben oltre i 200mila che veramente contano, si comprende che non si tratta di un impegno da ritagli di tempo, ma di un’attività abnorme. La giornata tipo di centinaia di lavoratori, soprattutto delle istituzioni e della finanza, non hacker non maghi dell’informatica di quelli che dice Gratteri ci fanno girare la testa, è evidentemente dedicata all’uso traditore del dossieraggio su banche dati cui hanno legittimo accesso.
Le spiate viaggiano su tutti gli aspetti sociali o meno delle persone, da quelle da casistica dei futili motivi (comportamenti privati della fidanzata, immancabilmente modella e attrice, del cognato cantautore in via di separazione, della moglie in tresca con un immigrato) a quelli più rilevanti e gravi, informative sui conti correnti, sugli eredi concorrenti, sugli scheletri nell’armadio di aspiranti governatori e vertici per le Olimpiadi, di famosi giornalisti, presidenti di primari corpi intermedi e Cdp. Il fenomeno diventa di massa con lo spionaggio nei confronti dei dipendenti sospettati di insider trading e fughe di notizie, controllati ultimamente da software di monitoraggio ad hoc, tra cui il nuovo captator, intercettatore occulto anche del messaging che spopola come strumento di controllo dei presunti dipendenti infedeli.
Per questo il Garante privacy, nel descrivere questo mercato smisurato di dati personali e societari, quotidianamente abusati, ha parlato di devianza diffusa i cui confini stagni fra clienti, spiati e operatori politici si perdono nella massa di industrie, famiglie celebri, banchieri, giudici, procuratori e personale dipendente e collaboratore, allargata a familiari, parenti, amici. Una devianza che ha, da un lato, origine e giustificazione nella criminalizzazione della riservatezza, in omaggio alla santificazione della trasparenza. E d’altro lato trova appiglio nella retorica della vigilanza democratica repubblicana che giustifica qualunque mezzo pur di svelare i presunti sentimenti antidemocratici dell’attuale maggioranza politica e conseguentemente della maggioranza dell’elettorato. I dossieraggio e spionaggio attuali hanno infatti forti radicinell’interpretazione storica e nella narrazione politica fondata, più che sul sospetto criminogeno, sull’accusa tout court di slealtà democratica. L’informazione politica da lungo tempo si è sovrapposta e identificata con il dossieraggio sistematico.
Qui stanno i fondamenti della normalizzazione della devianza di cui tratta negli Usa la sociologa Vaughan. Il sistema italiano rischia lo shock anafilattico se per difendere la rilevanza democratica della vicenda, dovesse invertire l’annosa marcia intrecciata da procuratori d’assalto e giornalismo d’inchiesta. Come è stato scritto, un dibattito culturale e giuridico fatto di pregiudizio, diffidenza, banalizzazione, formalismo e tecnicismo, oltre a svalutare, nei fatti condanna la protezione dei dati personali come un disvalore antidemocratico. Affossata poi dalle opportunità concesse da tecnologia dell’informazione, social ed esplosione esponenziale di modi e dei numeri dei dati in circolazione e da conservare.
Il databreach martella dove già il dibattito martella da tempo.
* Studi tra Bologna, Firenze e Mosca.Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021, Il Male assoluto sullo schermo 2022.
Ph : Freepik senza royalty