Di Paola Francesca Moretti 

Alda Marini ha affermato: “Ci sono momenti di solitudine che cadono all’improvviso come una maledizione, nel bel mezzo di una giornata. Sono i momenti in cui l’anima non vibra più”.
Dal report redatto dall’ISTAT, l’Istituto Nazionale di Statistica, si evince che negli ultimi due decenni, precisamente nel periodo storico che va dal 2004 al 2024, l’età media della popolazione è aumentata da 42,3 al 46,6 anni; mentre l’indice di vecchiaia è arrivato a 199,8, quota costituita da persone 65enni. Numeri Istat che ci restituiscono un’Italia in cui i cambiamenti demografici si affermano in modo forte e chiaro. Cambiamenti senza criticità? Magari, fosse così! In verità, nel nostro Paese vivono circa 10 milioni di persone sole di cui la metà sono anziani.

Il mio incontro con una dolce nonnina
Destini che si intrecciano per pura ineluttabilità, chissà se Ananke ci entra con la sua prepotente volontà di continuare a controllare la sorte degli uomini. Infondo a qualcosa si deve pur credere, no? Altrimenti come interpretare tutti quegli eventi per i quali, pur a lambiccare il nostro cervello, non riusciamo a dare una reale spiegazione? Ecco, nella mia esistenza ho incrociato molte anime belle tra queste quella di una nonnina. Nel mio articolo non userò il nome della signora da me incontrata allo scopo di preservare la privacy della stessa, dalla quale ho raccolto una storia di immensa solitudine.

Che dire di lei, è una dolce nonnina di oltre 80 anni, che dopo la morte del suo amato compagno, sta molto male e non vuole più vivere. La domanda sorge spontanea: “Perché non si rivolge a un terapeuta?” Beh, mica tutti si possono permettere la parcella dello psicoterapeuta, ed è noto che il sistema sanitario nazionale è parco nel dispensare aiuti.
La morte del coniuge, in modo particolare negli anziani, genera molta sofferenza. Sapere di non avere più accanto a sé la persona con cui si è trascorsa gran parte della vita non è cosa facile da affrontare. Il periodo di lutto per la scomparsa dell’amato è un momento di profondo dolore, che necessita di tempo e accettazione della nuova condizione.

Tanto l’accettazione quanto l’elaborazione del lutto sono fasi intime, nel senso che vengono affrontate secondo tempi e modalità differenti da individuo a individuo. Nelle persone anziane tutto è amplificato con ricadute negative sia a livello fisico che psichico. Nella situazione di coniuge rimasto solo, per morte, dell’altro coniuge, si potrebbero manifestare come conseguenze: senso di colpa – generato dal fatto di essere sopravvissuto – ansia, smarrimento, senso di vuoto…
La nonnina si trova ad affrontare tutto questo in totale solitudine, senza qualcuno con cui condividere il proprio dolore. Lei rappresenta quella moltitudine di persone che, anziane, si trovano ad affrontare il disagio della perdita di un affetto caro completamente abbandonate a se stesse.

Riflessioni personali
La storia di questa tenera signora mi ha fatto riflettere sull’enorme disagio emotivo che provoca la perdita dell’amato. Pur essendo, ciascuno di noi, consapevoli dell’inevitabilità di sorella morte, il fatto che interrompa dei legami sentimentali forti, getta il superstite nel baratro della sofferenza. La persona che, per destino, continua a vivere, ravvisa quel senso di incapacità a rifarsi una vita tutta sua, ha difficoltà a costruirsi una quotidianità propria, a ri-pensarsi senza il coniuge.

Il consiglio che mi sento di dare alla nonnina – e a tutte quelle persone che si trovano a vivere la medesima situazione – è quello di non sprecare gli anni che restano vivendo nel passato, ma di viverli pienamente pensando che si è una persona speciale anche senza il proprio amato.

Sitografia:

https://www.istat.it/it/files/2024/05/Sintesi-Rapporto-Annuale-2024.pdf

Ph: Freepik senza royalty

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