Di Paola Francesca Moretti 

La morte del 19enne Ramy Elgaml avvenuta il 24 novembre scorso per un incidente in motocicletta mentre era inseguito dalle forze dell’ordine -intervenute nel quartiere milanese di Corvetto per la presenza di gruppi facinorosi ritenuti responsabili di roghi e devastazioni- ha riacceso i riflettori su una piaga sociale in crescita, quella delle baby gang. Scontri, guerriglie e morti divengono questioni politicizzate all’istante, ahimè però, no nell’accezione positiva ma negativa perché strumentalizzate allo scopo di giocare allo scarica barile tra leader politici. E, giù, con accuse ideologizzate e prese di posizione fini a stesse. Non sarebbe più proficuo, una volta tanto, cooperare? Solo un intervento sinergico potrebbe aiutare concretamente le decine di giovani allo sbando. Il segretario della Lega Matteo Salvini ha dichiarato che “le baby gang delle seconde generazioni non integrate sono un’emergenza nazionale”. Personalmente ritengo che il problema vada oltre le seconde generazioni non integrate, è più profondo e radicato ed esige un intervento urgente.

Le bande di giovani teppisti

Si tratta di gruppi organizzati di ragazzi, la cui età, purtroppo, tende costantemente ad abbassarsi, che si rendono responsabili di azioni di microcriminalità. Un fenomeno che si ripropone con modalità sempre più aggressive e violente tanto da finire sotto la lente di media, politici e forze dell’ordine.

Diamo uno sguardo a casa nostra, come stiano messi? Fortunatamente non siamo ancora annoverati nel guinness dei primati delle baby gang ad altissimo rischio ma non manca poi tanto dal momento che scarseggiano interventi adeguati da parte degli organi competenti che seguitano a non intervenire con polso fermo. Sarebbe anche ora di mettere mano alla legge attuale sull’imputabilità, i giovani di oggi non sono tout court quelli di ieri. E, già, perché bisogna sapere che l’imputabilità del soggetto minore è subordinata a un parametro cronologico, ovvero, fino a 14 anni la persona non è mai imputabile, perché nei suoi confronti è prevista una presunzione assoluta di incapacità, senza cioè prova contraria. L’art. 97 del Codice penale sancisce, infatti, che “non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva compiuto i quattordici anni”. Dunque, perché non entrare nella gang? I ragazzini sono ultra aggiornati sul fatto che se la caveranno al massimo con una singola “strigliata di testa”. Vuoi mettere una vita da studente, figlio e creatura perbene, insomma, la classica esistenza piatta e banale dove nessuno ti considera di striscio, quale confronto potrebbe reggere con l’importanza di essere parte di una banda, con quei rituali di fratellanza e di appartenenza assoluta?

E, se la gang è pure titolata, in quanto vanta un elenco di crimini da qui alle colonne d’ Ercole per aver compiuto saccheggi, maltrattamenti e compagnia cantando, sarebbe il massimo per scriverlo alla voce “lavoro” sui propri profili social.

Certuni genitori avrebbero anche da che vantarsi delle “bravate” del proprio pargolo. Infondo, nella maggior parte dei casi, il contesto famigliare è il prototipo di una genia di delinquenti in erba, dedita a vari reati: spaccio di stupefacenti, detenzione illecita di armi, furti e solo Dio sa cos’altro ancora; comportamenti delinquenziali appresi per imitazione, guarda caso, dalle principali figure di riferimento.
Presenza di baby gang sul nostro territorio dal prospero Nord al tacco salentino fino alla punta calabrese
Quella delle bande giovanili è una piaga sociale in forte espansione in Italia. Quali sono le gang note alle forze dell’ordine? In questo articolo mi limito a citarne solo alcune, quelle che sono balzate agli onori della cronaca per i reati commessi.

Penso, che data l’estensione a macchia d’olio di questo fenomeno di devianza, sia presuntuoso avere una conoscenza completa. Interessante, però, lo studio “Le gang giovanili in Italia” effettuato da Trancrime.

Il centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale delle università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Alma Mater Studiorum di Bologna e dell’Università degli Studi di Perugia ha realizzato con il supporto delle analisi condotte dalle forze dell’ordine una mappatura a livello nazionale del fenomeno delle baby gang.

Questa mappa restituisce una realtà fatta da 4 macro-modelli di banda giovanile definiti anche tenendo conto dell’attività sui canali social dei loro membri, delle loro caratteristiche anagrafiche e sociali e della reiterazione del reato. Ad esempio, a Bolzano regna la Banda di Casanova, una gang di adolescenti di età inferiore ai 14 anni. I ragazzini si sono macchiati di diversi crimini: furti ai danni di coetanei, maltrattamenti di animali e sottrazione degli stessi.
Vibo Valentia, invece, ospita la nuova Banda della Magliana, i ragazzini che la costituiscono hanno pensato in grande, battezzando la propria gang con un nome che ha fatto storia nel mondo criminale. Un gruppetto di minorenni che non si sono dati da fare tra furti, acquisto di merce rubata, spaccio di droga e via dicendo.

A Napoli si muove la Paranza dei bambini legata al clan Sibillo, infatti, è anche nota come Paranza del Clan Sibillo. Il nome deriva dal loro capo, Emanuele Sibillo, il 19enne ucciso dalla banda rivale Buonerba. Giovanissimi dediti allo spaccio, ricettazione, estorsione…

Il Salento vede muoversi nel mondo della microcriminalità gli Orfanelli, una baby gang passata sotto i riflettori mediatici per i comportamenti violenti ai danni del 66enne Antonio Cosimo Stano, hanno approfittato della situazione di disagio psichico dell’uomo, il quale, poi, ha perso la vita. L’accusa nei confronti dei minori è stata quella di tortura. Se fosse in vita Louisa May Alcott avrebbe materiale per un altro romanzo, chissà, magari dal titolo “Piccoli criminali crescono”.

Per i lettori interessati ad approfondire l’argomento trattato in questo articolo consiglio la consultazione dei seguenti link:

https://www.transcrime.it/wp-content/uploads/2022/10/Le-gang-giovanili-in-Italia.pdf

https://www.interno.gov.it/it/notizie/mappatura-nazionale-baby-gang-realta-aumento-italia

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