L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco
La storia di Fiat e Stellantis rappresenta un viaggio affascinante attraverso l’industria automobilistica, caratterizzato da innovazione, sfide e trasformazioni significative.
Fiat: Le Origini
Fondata nel 1899 a Torino, la Fiat (Fabbrica Italiana Automobili Torino) ha conosciuto una rapida crescita, diventando uno dei principali produttori di automobili in Italia e nel mondo. Nel corso del XX secolo, Fiat ha lanciato modelli iconici come la Fiat 500 e la Fiat Panda, che hanno contribuito a definire la cultura automobilistica italiana. L’azienda ha anche diversificato le sue attività, entrando in settori come la produzione di veicoli commerciali e autobus.
Espansione e Crisi
Negli anni ’80 e ’90, Fiat ha affrontato sfide significative, tra cui la concorrenza internazionale e crisi economiche. Tuttavia, ha continuato a innovare, investendo in nuove tecnologie e cercando di espandere la sua presenza globale attraverso alleanze e acquisizioni.
L’Accordo con Chrysler
Un momento cruciale nella storia di Fiat è stato l’accordo con Chrysler nel 2009, durante la crisi finanziaria globale. Fiat ha acquisito una partecipazione nella casa automobilistica americana, portando a una ristrutturazione e a una sinergia tra i due marchi. Questo accordo ha permesso a Fiat di espandere la sua presenza nel mercato nordamericano e di beneficiare della tecnologia e delle risorse di Chrysler.
La Nascita di Stellantis
Nel 2021, Fiat Chrysler Automobiles (FCA) ha ufficialmente unito le forze con il gruppo francese PSA (Peugeot Société Anonyme) per formare Stellantis. Questo nuovo gruppo è diventato uno dei maggiori produttori di automobili al mondo, con un portafoglio di marchi che include, oltre a Fiat e Chrysler, Peugeot, Citroën, Opel, Jeep, Maserati e Alfa Romeo, tra gli altri.
La Visione di Stellantis
Stellantis si presenta come un attore chiave nel panorama automobilistico globale, impegnato nella transizione verso la mobilità sostenibile e l’elettrificazione. L’azienda punta a sviluppare veicoli elettrici e ibridi, investendo in nuove tecnologie e sostenibilità.
Stellantis, nel gennaio 2021, continua a muoversi in un settore in rapida evoluzione, caratterizzato da una crescente attenzione verso la mobilità elettrica e sostenibile.
Nel 2023, Stellantis ha intensificato i suoi sforzi per elettrificare la propria gamma di veicoli, investendo significativamente in tecnologie per auto elettriche e ibride. Il gruppo ha annunciato piani per l’introduzione di nuovi modelli elettrici e ha lavorato su piattaforme modulari che possono supportare diverse configurazioni di propulsione.
Inoltre, Stellantis sta cercando di ottimizzare la propria catena di approvvigionamento, in particolare per quanto riguarda le batterie, un elemento cruciale per la transizione verso l’elettrico. Ci sono stati sforzi per stabilire alleanze strategiche e partnership per garantire l’accesso a risorse chiave.
Dal punto di vista commerciale, Stellantis sta affrontando le sfide del mercato, tra cui la carenza di semiconduttori e l’andamento dell’economia globale, che influenzano la domanda di veicoli. Tuttavia, il gruppo ha mostrato una certa resilienza, con buone performance in alcune aree e una continua espansione nei mercati emergenti.
In generale, Stellantis si sta posizionando come un attore chiave nella transizione verso una mobilità più sostenibile, cercando di bilanciare le esigenze di innovazione con la gestione delle operazioni tradizionali.
Stellantis, cosa sta succedendo oggi
L’addio dell’ad Carlos Tavares arriva in coda a un periodo di difficoltà certificato dai numeri relativi alla produzione e alle vendite
La crisi del settore automobilistico sta mettendo sotto pressione i principali costruttori in Europa e negli Stati Uniti. Non ne è immune Stellantis, dove nel weekend si è consumato un terremoto ai vertici. Carlos Tavares ha rassegnato le dimissioni da ad, facendo ballare l’azienda già impegnata nel navigare le tempestose acque dell’industria delle quattro ruote. Come riporta infatti il Corriere della Sera, il quarto produttore mondiale di automobili sta vivendo importanti difficoltà sia nel segmento delle vetture elettriche, sia nella gestione degli impianti produttivi, come dimostrato per esempio dalla situazione a Mirafiori.
Gli impianti fermi
La casa automobilistica nata dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e Psa ha annunciato l’ennesimo stop alla produzione nello stabilimento torinese, all’interno del quale le linee rimarranno ferme fino all’8 gennaio 2025. Tale ulteriore blocco segue le chiusure già avvenute tra settembre e ottobre e le sette settimane di fermo estivo e significano per l’impianto una chiusura dell’anno con il record negativo di produzione: meno di 20mila vetture. I 2800 operai dello stabilimento, che attualmente si trovano in cassa integrazione, vedono dunque all’orizzonte la possibilità di un utilizzo degli ammortizzatori sociali anche per il 2025.
Secondo quanto ha fatto sapere il gruppo, la decisione di fermare la produzione a Mirafiori è la conseguenza della debole domanda di vetture elettriche e di lusso, principali veicoli realizzati nello stabilimento piemontese. Una nota ufficiale di Stellantis sottolinea in particolare che “la persistente incertezza nelle vendite di vetture elettriche nei mercati europei” e “la debolezza del settore del lusso in mercati extraeuropei come Cina e Stati Uniti” rendono insostenibile una produzione continua.
Le auto elettriche
Nel dettaglio, la situazione delle vetture elettriche (Bev) rappresenta una delle maggiori criticità per la società di casa Agnelli. Nei primi dieci mesi del 2024, il segmento delle city car elettriche in Europa ha registrato un calo del 54% rispetto allo stesso periodo del 2023. In Italia, il mix di auto elettriche si attesta a livelli particolarmente bassi, con una quota di mercato di circa il 4%.
Tra i modelli di punta, la 500 elettrica prodotta a Mirafiori è probabilmente quello emblematico in relazione alla situazione del mercato. Nei primi dieci mesi dell’anno, le vendite del modello si sono fermate sotto le 2000 unità, un volume che rappresenta il risultato pratico di meno di dieci turni produttivi nello stabilimento torinese. La situazione ha spinto l’azienda a rivedere i piani, annunciando la produzione della nuova 500 ibrida a Mirafiori, con un debutto previsto per novembre 2025.
Le difficoltà di Stellantis si riflettono anche nei dati finanziari del terzo trimestre del 2024. Il gruppo ha registrato un calo del 27% nei ricavi, scesi a 33 miliardi di euro. Le consegne consolidate sono state pari a 1,148 milioni di unità, con una diminuzione di 279mila unità rispetto allo stesso periodo del 2023 (-20%). I problemi si manifestano su entrambe le sponde dell’Atlantico: in Europa, le immatricolazioni sono scese del 17% (da 599mila a 496mila veicoli), mentre in Nord America il calo è stato del 36%, con 299mila veicoli venduti rispetto ai 470mila dell’anno precedente. Numeri che evidenziano un rallentamento generalizzato delle performance di vendita.
La scelta del nuovo ad
Con l’addio di Carlos Tavares, ormai ex amministratore delegato di Stellantis, l’azienda è a un punto di svolta. Il presidente del consiglio di amministrazione John Elkann ha avviato il processo per selezionare un nuovo ad, da concludere entro la prima metà del 2025, con l’obiettivo di dare al gruppo una leadership più allineata agli azionisti e capace di affrontare le sfide strategiche e produttive del futuro. La gestione di Tavares non ha peraltro lasciato un ricordo positivo in Italia, ricevendo critiche da istituzioni e sindacati. Questi ultimi in particolare hanno accusato Tavares di aver favorito la delocalizzazione della produzione.
Tra le opzioni sul tavolo per il futuro del gruppo, resta in piedi la possibilità di rafforzare le alleanze strategiche, per esempio quella con Renault, al fine di affrontare le sfide dell’elettrificazione e della trasformazione tecnologica. Le priorità immediate sembrerebbero però essere proprio il rilancio degli stabilimenti italiani e il miglioramento delle condizioni dei lavoratori. In questo senso, la scelta di puntare sulla 500 ibrida potrebbe rappresentare un passo nella direzione di un compromesso tra le esigenze di elettrificazione e le politiche di risposta alle attuali difficoltà del mercato elettrico.
I maggiori quotidiani del mondo, i big del web sono mesi che denunciano la crisi dell’auto
Nell’ultimo trimestre Stellantis ha perduto il 27 per cento dei ricavi (12 in Europa e 42 negli Usa) ed è per questo che il Governo e tutte le forze politiche avevano chiesto prima un’audizione in Parlamento a Carlos Tavares e ora al presidente del nuovo comitato esecutivo John Elkann, il quale di fronte alla bufera ha informato personalmente delle dimissioni di Tavares il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. Era da mesi che gli esperti rilasciavano dichiarazioni sui media sulla gravità della situazione soprattutto dopo il crollo della Volkswagen, della Bosch leader mondiale nella fornitura di componenti per auto e della Mercedes.
Il calo della domanda di veicoli nuovi e i ritardi nella transizione verso l’elettrico, la pressione crescente dei produttori cinesi stanno determinando uno sconquasso mondiale. In Germania il potente sindacato Ig Metall teme il taglio di circa 120mila dipendenti solo Volkswagen di dieci stabilimenti. In Italia i metalmeccanici alle prese con il rinnovo del contratto sono fortemente preoccupati per il calo della produzione, per l’ennesima richiesta di cassa integrazione e chiedono un cambio di strategia con un management che dia continuità rispetto al passato agli impegni occupazionali, produttivi e industriali presi.
Media e televisione hanno raccolto le opinioni di quanti ritenevano un grave errore la nascita del mega gruppo italo transalpino ma a trazione francese in un momento mai così drammatico e delicato della storia dell’automobile. Un’industria che affronta, in Europa, una crisi epocale di vendita e di identità. Anche in questo caso si è aperto il toto nomine ma senza idee e slancio tecnologico il settore non potrà ripartire e il nuovo ceo Stellantis avrà di fronte sfide importanti: l’Abarth elettrica è un flop, la Fiat 500 elettrica non funziona, la Lancia Ypsilon è in bilico, la Maserati è un ricordo. Non basta rimboccarsi le maniche. Il nipote dell’avvocato Giovanni Agnelli dovrà decidersi su quale settore concentrare la sua attività di manager.
Considerazioni finali
La storia di Fiat e Stellantis è stato un esempio di come l’industria automobilistica possa evolversi e adattarsi nel tempo. Dalle radici storiche di Fiat alle ambizioni globali di Stellantis, il percorso è segnato da innovazione, sfide e un costante impegno verso il futuro. La crisi Stellantis evidenziata dalle dimissioni del suo numero uno Carlos Tavares avrà molte conseguenze. Per affrontarle va evitato però un rischio: pensare che si tratti di una situazione comune all’intero settore automobilistico. È vero, ma solo in parte. Vero per le drammatiche evoluzioni che potrà avere, che ci riguardano e ci riguarderanno tutti. In termini sociali, di occupazione, di mancata ricchezza creata e per questo di potenziali nubi che si addensano sull’orizzonte europeo e nazionale.
Ora, proprio la classe industriale , Stellantis e Confindustria , ha cercato di dare la colpa della crisi dell’automotive al Green Deal e alla transizione all’elettrificazione della mobilità, con la scadenza del 2035 sulla messa al bando della fabbricazione di vetture alimentate da motori endotermici in avvicinamento. Si tratta di un alibi, anzi di una truffa intellettuale e politica. La crisi dell’automotive è anteriore al Green Deal e deriva, per l’appunto, dalla mancanza di scelte di politica industriale efficaci a causa di una parossistica attenzione ai rendimenti finanziari, più che a quelli industriali.
Colpevoli sono stati anche i Governi che, in nome della libertà di mercato , hanno latitato, facendo venire meno una capacità di indirizzo che in altri Paesi (Germania e Francia) non è mancata. L’attuale Esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha addirittura tagliato in Legge di Bilancio 2025 i 4,6 miliardi del Fondo automotive. Allo stesso modo, la crisi attuale di Volkswagen è anche conseguenza , oltre che delle incertezze europee sulla direzione di marcia della transizione , della ritirata del Governo tedesco e della sua incapacità di affrontare la drammatica situazione economica dovuta, anche, alla perdurante guerra in Ucraina.
Servirebbe non un tavolo, ma un Piano nazionale dell’automotive (sul modello di quello francese) capace di rilanciare l’intero settore, insieme a una Strategia nazionale della mobilità sostenibile, che coinvolga i grandi centri urbani e sappia alimentare una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno.
La crisi dell’automotive riguarda il futuro di decine di migliaia di lavoratori nel nostro Paese e quello di numerosi siti produttivi strategici, da Nord a Sud. Quella di perdere posti di lavoro e produzioni industriali nel settore auto è una prospettiva assolutamente inaccettabile: il Governo deve intervenire subito, cominciando con il mettere fine alla catena di errori e di scelte miopi e controproducenti che hanno caratterizzato il suo operato.
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