L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco 

L’onesta intellettuale è un atteggiamento mentale che dovrebbe rappresentare la normalità. Significa trattare nello stesso modo chi ti sta simpatico e chi ti sta antipatico. Una cosa, se secondo te è sbagliata, o giusta, lo devi riconoscere indipendentemente da chi la fa. Questo vuol dire essere coerente e onesto intellettualmente, se no fai l’agitatore, che è un altro mestiere.

Purtroppo oggi quasi tutti i giornali, piccoli o grandi che siano, sono tutti schierati o da una parte o dall’altra. Certo, questo è un discorso che riguarda soprattutto gli editorialisti, poi all’interno della redazione c’è ancora chi fa servizi, cronaca e reportage molto bene.

Mi viene in mente Porro ..

Poche sere fa la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni era presente nella trasmissione di Porro per l’ennesima intervista accordata senza domande e senza contraddittorio per ripetere la solita favola:

“Siamo il governo che ha aumentato i salari, ha aumentato l’occupazione, ha diminuito la disoccupazione, ha aumentato l’occupazione femminile, ha aumentato i contratti stabili, ha diminuito il precariato, ha aumentato le pensioni minime, ha aumentato il Fondo sanitario nazionale”.

Dati alla mano il Fondo Sanitario Nazionale in rapporto al Pil non è mai stato così basso, il precariato è aumentato le pensioni minime siano state alzate di 1,80 al mese, il salario minimo è stato bocciato senza neanche essere discusso.

Ma questo Porro non ha osati dirglielo

E poi mi viene in mente Bocca, che non ha mai nascosto la propria disillusione nei confronti dell’Italia, quando dichiarava : «Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia»

Eppure ai suoi tempi l’Italia era diversa, c’erano delle regole, anche non scritte, non solo nel giornalismo ma nella vita quotidiana. Era un’Italia, quella dei Cinquanta e Sessanta, in cui l’onestà era un valore per tutti: per la borghesia, se non altro perché dava credito, per il mondo contadino, in cui se venivi meno alla parola data o a una stretta di mano venivi escluso dalla comunità, e anche per le classi medie e il proletariato.

Dal cambiamento della società e dal declino,deriva la scomparsa, dei valori etici.

Nel mondo industrializzato dopo la Seconda guerra mondiale valori come l’onore, la fedeltà, il buon nome, la rispettabilità si sono affievoliti sino a scomparire, sostituiti da un unico valore dominante: il denaro-potere, la ricchezza che ti mette al di sopra delle leggi e dei giudizi.

Purtroppo, a un certo punto c’è stato un cambiamento antropologico dell’intera società italiana, e il giornalismo è stato in parte coinvolto, ma in parte è stato anche corruttore e protagonista.

Il giornalismo e gli intellettuali hanno delle responsabilità gravissime, forse maggiori della stessa classe politica perché hanno tradito il loro compito, il loro mestiere ossia , per usare una vecchia formula un po’ usurata, quella del cane da guardia del potere, il controllore.

L’informazione, a forza di gonfiarla, di accelerarla, di urlarla, di imporla si è svuotata come una gomma forata, è un frastuono rimbombante e incomprensibile.

In Italia la stampa ha smesso da molto tempo di fare il suo mestiere, è totalmente versipelle, Porro,Vespa ,Feltri,Sechi,( solo per citarne alcuni ma la lista è lunga) hanno squalificato il lavoro del giornalista.

Il vero pericolo, la vera minaccia è l’autoritarismo “morbido”, la dittatura della maggioranza, il presidenzialismo e le varie forme per cui la democrazia parlamentare e costituzionale può trasformarsi in un sultanato capace di allargare il suo consenso con i soldi e le intimidazioni.

Democrazia e giornalismo dovrebbero camminare a braccetto, ma tutti e due non se la passano bene perché la democrazia ha bisogno di professionisti della notizia spinti da una forte concezione etica, dall’idea che il loro lavoro deve essere considerato un servizio pubblico vero e proprio

Perché il giornalismo è funzione pubblica primaria, come scuole e ospedali

Non è “fidanzarsi con i politici”.

Discutiamo perché, freddati dalle crisi micidiali, abbiamo anche smesso di cercare di uscirne davvero. Solo il giornalismo professionale, con le sue regole deontologiche, è l’antidoto alle fake news, donandoci gli strumenti per capire e risolvere i problemi.

La democrazia si basa sulla mediazione, sulla tolleranza sul riconoscimento e sul rispetto della pluralità delle opinioni cara Giorgia.

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