A MENTE FREDDA rubrica ideata e curata da Daniele Piro Caporedattore allo sport 

Peggio di cosi l’anno casalingo non poteva finire! Il Benevento capolista, fresco di vittoria del girone di andata con un turno di anticipo, spreca l’ennesima occasione per mettere il vuoto fra se e le inseguitrici rimediando una scoppola non preventivata fra le mura amiche e regalando una delusione che difficilmente sarà digerita dalla tifoseria sannita.

Il calcio come tutti ormai ben sanno si dimostra una scienza inesatta con tanti variabili impazzite che finiscono per sovvertire ogni pronostico. Ieri è accaduto al Vigorito ma facendo un excursus fra i vari tornei professionistici potrete notare che di risultati pazzi ne sono usciti a valanga con pareggi o sconfitte non preventivate (Arsenal, Liverpool, Bayern Monaco, Real Madrid, Juve). La macchina da gol che faceva tremare le gambe alle squadre ospiti al Vigorito si è inceppata. Ultimamente il gioco arioso e spumeggiante ammirato per i primi 2 mesi di campionato fra le mura amiche non si vede più.

Il popolo social si chiede perché e francamente tutte le spiegazioni date sono plausibili ma anche attaccabili nello stesso momento. Si legge in giro di squadra stanca, eppure la rosa è vasta e qualitativamente superiore di gran lunga alla forza delle altre contendenti; in tutta onestà se dei baldi ventenni o poco più devono considerarsi stanchi per correre dietro una palla, direi che il lavoro è tutt’altra cosa.

SI scrive che vanno in campo sempre gli stessi tranne poi criticare sul perché si sia cambiata la formazione di partenza. Si dice che manchiamo di un vero centravanti capace di scardinare le difese avversarie che mettono i pulmann davanti la porta, dimenticandoci però che ci incaponiamo a voler entrare in porta con tutto il pallone cercando sempre l’ultimo passaggio, spesso di troppo, quando si potrebbe tentare una conclusione decisa dalla distanza.

Secondo il parere di chi vi scrive, sono due le problematiche su cui bisognerà lavorare nel girone di ritorno per non perdere autostima e vetta del girone; la prima è data da i continui pericoli derivanti da palle inattive. Il mister non ne fa un dramma ma ogni volta che subiamo un corner o una punizione dalla tre quarti, ci squagliamo come neve al sole finendo molto spesso impallinati. E’ successo anche ieri su l’unica azione degna di nota fatta dal Giugliano.

E’ impossibile che una squadra capolista venga beffata in questo modo sui calci da fermo e non riesca a trovare rimedio ad una lacuna ormai evidentissima. Forse manca un vero leader difensivo, che non solo comandi la difesa, ma che si faccia rispettare anche da arbitro ed avversari ed infonda sicurezza col suo carisma. Manca (e molti storceranno il muso adesso) uno alla Lucioni o alla Caldirola. La seconda problematica è data dal fare breccia nei muri che le squadre avversarie ergono al Vigorito. Di partite con squadre chiuse a riccio davanti la porta ne abbiamo viste e ne vedremo anche nel girone di ritorno. Se si vuole sfondare per vie centrali, perché con i cross dagli esterni non si va da nessuna parte, bisogna anche assumersi la responsabilità di provare conclusioni da lontano piuttosto che intestardirsi nel voler giocare di fino con tocchetti e passagini anche dentro l’area di rigore, come accaduto ieri.

Se poi a pochi passi dalla porta si sbaglia tutto quello che si può sbagliare (Lanini su corner alla fine del primo tempo, Starita e Perlingieri nella ripresa), diventa tutto più difficile. Anche Don Tano piazza qualche scelta cervellotica togliendo uno come LANINI che, con la sua velocità e la sua voglia di puntare l’uomo, riusciva a dare un minimo di scossa ad una partita sonnecchiante ed affrontata sotto tono. Un ultima considerazione che ancora una volta non piacerà a molti; smettiamola (mi ci metto pure io ovviamente nel calderone) di fare i professoroni da social, bravi sempre e solo a criticare.

Ieri a dispetto del primato c’era pochissima gente allo stadio, quasi ci fosse una sorta di appagamento, di “tutto è dovuto”. Dov’è il senso di appartenenza? Se il senso di appartenenza si limita alle solite e banali frasi fatte (siamo sanniti, non molliamo mai. ,siamo guerrieri, siamo feriti ma non morti ) direi che siamo lontani anni luce da tifoserie spesso prese in giro. Promettiamo ferro e fuoco; dimostriamolo da domani se la Turris o il Taranto dovessero scomparire e ritrovarci appaiati con i lupacchiotti in testa alla classifica.

Ci sarebbero una valanga di motivi per fare la voce grossa a fronte di un ingiustizia sportiva che ancora una volta si schiera contro le società virtuose e corrette; il calcio moderno è un calcio malato; facciamo in modo che la nostra convalescenza sia però breve e che già domenica prossima, con l’inizio del girone di ritorno, si possa guarire dalla fase in chiaroscuro che stiamo attraversando con risultati alterni da oltre un mese.

Nessuno pretende calcio champagne o bel gioco, almeno in serie C, ma non si può nemmeno vedere il gigante Golia soccombere al cospetto dei vari Davide sulla carta spesso inferiori . Evitiamo di buttare l’ennesimo campionato alle ortiche ora che ci sono tutti i presupposti per poter arrivare fino in fondo senza patemi da play off.

Scugnizzo69

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