L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco
La notte tra il 27 e il 28 dicembre, in una delle zone più frequentate dalla movida bresciana, un episodio inquietante ha scosso la comunità: un insegnante di 36 anni, docente in un istituto superiore della provincia, è stato aggredito da un giovane. Il motivo? Un’inutile provocazione, un’interrogazione sul pensiero di Benito Mussolini che ha scatenato una reazione violenta. Dopo aver chiesto al professore cosa ne pensasse del Duce, il ragazzo ha reagito con insulti e pugni, non accettando la risposta del docente, fermamente convinto dei valori antifascisti.
Questo atto di violenza non è un episodio isolato, ma un segnale preoccupante di un clima di intolleranza crescente che trova terreno fertile anche tra i più giovani. Un clima che, purtroppo, non è frutto solo di disinformazione o di ideologie sbagliate, ma anche di una ‘politica del rancore’ che, invece di promuovere il dialogo e la comprensione, continua a fomentare divisioni e conflitti.
Le parole di chi ci governa oggi, spesso cariche di incitamenti alla divisione e di retorica aggressiva, contribuiscono a creare un ambiente dove l’odio trova spazio per crescere. Il silenzio o la mancanza di una chiara presa di posizione contro il fascismo e tutte le sue manifestazioni rende ancora più pericoloso questo clima.
Essere e professarsi antifascisti non è solo una scelta personale, ma un dovere civico. È una necessità per garantire una società democratica, libera e rispettosa dei diritti di tutti. Non possiamo permettere che il fascismo, nelle sue varie forme, torni a prosperare nel nostro Paese, anche sotto le vesti più sottili di un’ideologia che si cela dietro una retorica di ordine e unità.
Il 2025 deve essere l’anno in cui l’Italia si rifiuta di cadere in questo abisso di odio e intolleranza. È essenziale che il nostro Paese, a tutti i livelli, faccia sentire forte e chiaro il proprio impegno contro il fascismo, il razzismo e ogni forma di discriminazione. Solo così possiamo sperare di costruire una società più giusta e solidale, dove il rispetto e la dignità di ogni persona sono al centro delle nostre azioni politiche e sociali.
In un mondo che cambia rapidamente, dove le sfide sociali ed economiche sono sempre più complesse, l’antifascismo deve rimanere una bussola, un valore di riferimento che ci guidi nel difendere la nostra democrazia. Non possiamo permettere che l’odio, la violenza e l’intolleranza prevalgano. Il nostro impegno per la libertà e l’uguaglianza è l’unico antidoto contro il fascismo e tutte le sue forme, anche quelle più sottili.
Solo attraverso una società consapevole e unita, in cui tutti i cittadini si riconoscono nella difesa dei valori democratici, possiamo sperare di costruire un futuro in cui la dignità umana e i diritti universali siano sempre al centro della nostra convivenza.
Abiamo il dovere di resistere a questa deriva, di difendere la memoria storica, di rinnovare i nostri impegni per una società giusta, equa e inclusiva. Non possiamo permettere che il fascismo torni a respirare, nemmeno sotto le sembianze più sottili e camuffate, perché la storia ci ha già insegnato dove porta questa strada: alla distruzione delle libertà, alla violenza sistematica alla perdita di dignità
Oggi, più che mai, è fondamentale essere antifascisti non solo nelle parole, ma nelle azioni quotidiane. Non possiamo lasciarci trasportare dalla rassegnazione o dall’indifferenza. Un’Italia che torna a fare i conti con il fascismo è un’Italia che perde la propria anima, la propria identità democratica. Eppure, non tutto è perduto. La resistenza e l’impegno di chi crede nei principi di uguaglianza, libertà e solidarietà sono le uniche armi per evitare che la nostra storia si ripeta.
Non possiamo essere spettatori di questo ritorno al passato. Dobbiamo essere protagonisti di una lotta quotidiana contro ogni forma di intolleranza razzismo e violenza Solo così possiamo sperare di evitare il baratro verso cui, purtroppo, alcuni sembrano volerci spingere.
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