Ha senso la volontà oggi?
Il poeta Fernando Pessoa scriveva, “Vorrei, voler il voglio”. Secondo Arthur Schopenhauer la volontà è “l’intima essenza delle cose è estranea al principio di ragione. Essa è la cosa in sé, e questa non è altro che volontà; la quale è perché vuole e vuole perché è. La volontà è in ogni essere la realtà assoluta”. (Parerga e paralipomena, Pensieri diversi, 65). E Nietzsche sosteneva: “….Il desiderio di evadere da tutto ciò che è apparenza, trasmutamento, divenire, morte, desiderio, dal desiderare stesso – tutto ciò significa, si osi renderne conto, una volontà del nulla , un’avversione alla vita, una rivolta contro i presupposti fondamentalissimi della vita, e tuttavia è e resta una volontà ! “. Anche secondo Socrate ““La volontà tende per sé al bene e dipende dalla conoscenza di questo”.
Oggi è questo “non ancora e tuttavia si”. Ormai niente più’ l’ attraeva. Niente poteva più attrarla. Possiamo dire che la la volontà si autodefinisce come domanda. Ma la domanda che cosa è la volontà non possiamo avere risposta perché appena si pone si trasforma automaticamente in requisitoria contro i mezzi e i scopi della stessa di volontà.
Oggi il volere stesso è mediato da modelli della volontà, da un far-volere, quali la persuasione o la dissuasione. E come scriveva Jean Baudrillard “ Per quel tanto che tutte queste categorie hanno ancora un senso: volere, potere, credere, sapere, agire, desiderare e godere sono stati per cosi dire sottilizzati da una sola modalità ausiliaria: quella del “fare”. Ovunque il verbo attivo ha lasciato il posto all’ ausiliare fattitivo e l’ azione in se stessa ha minore importanza del fatto che essa venga prodotta, indotta, sollecitata,mediatizzata, tecnicizzata”.
In altre parole il regno della volontà è costruito sulle rovine della vita o dentro la poesia della vita. La poesia della volontà non esiste, si trascina in ginocchio da un “far-volere”. Ormai la volontà è questione di fede
Apostolos Apostolou. Scrittore e professore della filosofia.