Di Brunello Pezza 

Oggi si è tenuto nella sala Leone XIII del palazzo arcivescovile il convegno sulle cure palliative organizzato con la sua ben conosciuta esperienza dal dr Raffaele Arigliani. Per gentile richiesta di Raffaele vi ho partecipato come moderatore.

Tecnicamente molto ben esposti gli argomenti e completo di importanti stimoli per un prossimo futuro.
Quello che mi ha più colpito personalmente è una sensazione particolare che mi ha rimandato agli ultimi anni della mia vita professionale; la provavo ad ogni convegno ben organizzato (di quelli organizzati male non vale la pena parlare): una sensazione di disagio crescente per l’evidente divario tra la precisa e puntuale esposizione dei problemi e delle loro eventuali soluzioni e la descrizione della realtà attuale concreta con le sue infinite falle e carenze. In altre parole in Italia abbiamo una potenzialità organizzative e scientifica nettamente superiore a molti paesi europei ma questo bagaglio prezioso rimane lontano dalla realtà sanitaria quotidiana che e’ in netto declino e non da’ segni di invertire la marcia.


E così si passa dalla esposizione di leggi ben costruite e di metodologie alla avanguardia alla descrizione di realtà lontanissime da tutto ciò. E ancora dalla evidente importanza della centralità del
malato a carrozzine per il trasporto di invalidi che dopo cinque mesi non sono ancora giunte a destinazione e se lo faranno prossimamente sarà per il pronto e personale interessamento del DS della ASL ivi presente che sottolineava come queste problematiche non gli venissero proprio esposte, come se fossero problemi secondari. E’ stata sottolineata l’importanza della presenza e vicinanza dei familiari al
malato e subito dopo della persistente ingiustificata chiusura pressoché totale delle terapie intensive alle visite relegate in poche ore del pomeriggio (quando va bene) con la solita e obsoleta scusa delle infezioni trasportate dai familiari quando ormai e’ assolutamente chiaro che le infezioni ospedaliere si chiamano così perché nascono e si propagano negli ospedali.

Sono altresì comprovati gli
Importanti miglioramenti del paziente vicino ai suoi cari e dei rapporti visitatori/ infermieri secondo il banale criterio: se non so e non vedo mi sorgono molti più sospetti che se so e vedo cosa succede. Insomma infinite sono le buone intenzioni ma ancor di più sono le incongruenze e le difficoltà nella vita reale.

Credo sia un problema tutto italiano che però rende ancor più dolorosa la constatazione dei problemi reali a confronto della correttezza delle intenzioni …

In fondo siamo sempre il paese con la migliore Costituzione del mondo e che comunque ha anche il record della sua mancata applicazione!

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