La scomparsa di Furio Colombo, una delle voci più autorevoli e rispettate del giornalismo italiano, segna non solo la fine di una straordinaria carriera, ma anche la perdita di un modello di giornalismo che oggi appare sempre più raro. Colombo era un uomo di cultura, un intellettuale curioso e un professionista dotato di una profonda onestà intellettuale, una qualità che traspariva in ogni articolo, intervento o editoriale.

Colombo non si accontentava mai della superficie delle cose. Al contrario, scavava in profondità, cercava le radici dei problemi e ne analizzava le sfaccettature con rigore e lucidità. Per lui, il giornalismo non era un mestiere finalizzato a intrattenere o provocare, ma un servizio alla società. Il suo scopo era informare, stimolare il pensiero critico e contribuire a un dibattito pubblico basato sui fatti e sulla ragione, piuttosto che sull’emotività o sul sensazionalismo.

Oggi, in un’epoca dominata dalla velocità e dalla ricerca costante di “hype”, il giornalismo sembra aver perso quella profondità che Colombo incarnava. Il clickbait e la spettacolarizzazione della notizia spesso prendono il posto dell’approfondimento e della sana informazione. Le redazioni, schiacciate dalla pressione dei social media e dalla competizione per l’attenzione del pubblico, tendono a privilegiare titoli accattivanti e storie virali a scapito della complessità e della verità.

Furio Colombo, invece, si opponeva a questa deriva. Credeva fermamente che il giornalismo dovesse essere una bussola etica, non una macchina per creare consenso o indignazione a buon mercato. I suoi articoli erano esempi di integrità e responsabilità: affrontava temi difficili senza semplificarli e trattava il lettore con rispetto, considerandolo capace di comprendere anche le questioni più complesse.

Il suo impegno politico e sociale, che lo vide anche parlamentare e attivista per i diritti civili, era parte integrante della sua visione del mondo e del suo modo di fare giornalismo. Non si trattava di una semplice adesione ideologica, ma di una profonda coerenza con i valori di giustizia, equità e libertà.

La lezione di Furio Colombo è oggi più attuale che mai: il giornalismo, per essere davvero utile, deve tornare a essere uno strumento di conoscenza e non di manipolazione. Deve recuperare il valore del dubbio, la ricerca della verità e il coraggio di andare controcorrente. Solo così potrà riconquistare la fiducia dei lettori e riappropriarsi del ruolo di pilastro della democrazia.

Furio Colombo ci lascia un vuoto enorme, ma anche un’eredità preziosa: il ricordo di un giornalismo fatto di passione, rigore e onestà. Sta a noi raccogliere questo testimone e non lasciare che venga travolto dalla superficialità dei tempi moderni.

pH : Wikipedia

 

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