Stanotte, mentre vagavo col cuore e con la mente in quel posto strano in cui si mescolano pensieri turbolenti e sogni strampalati, come nuvole pesanti aggrovigliate da un forte vento, mi sono imbattuto in due personaggi.
Uno ero io di quarant’anni fa, e l’altro ero il me stesso di ora, 72enne pieno di cicatrici e scricchiolii. Il primo chiedeva al secondo, con la curiosità un po’ invadente dei giovani, cosa fossi diventato, e il secondo in modo cortese ma con un sorriso melanconico gli ha risposto in tal guisa:
Meglio non sapere,
ancor meglio l’oblio.
Che tu non debba vedere
Cosa ora son io.
Fermiamo pure il tempo
Fermiamo la memoria
All’epoca che fu
A quel sentor di gloria
Quando ogni gesto
Sembrava fosse storia
Quando non era lento
Ne’ l’atto ne’ il pensiero
E seguivan l’un l’altro
Come il tuono il baleno
Non ti voltare ora
Non guardare oltre
Potresti non capire
Certo non capiresti,
Meglio non sapere,
Ancor meglio l’oblio...
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