La vicenda di Pakhshan Azizi, giovane attivista curda condannata a morte in Iran, scuote le coscienze globali e ci impone una riflessione profonda sulla libertà. Azizi, colpevole soltanto di lottare per i diritti umani e per l’uguaglianza, rappresenta l’incarnazione del coraggio in un mondo che spesso reprime chi osa sfidare l’oppressione. La sua storia, intrisa di resistenza e di umanità, pone interrogativi non solo sulla giustizia in Iran, ma anche sulla fragilità delle libertà nei paesi considerati democratici, Italia inclusa.

Il Valore Universale della Libertà

La libertà, nella sua essenza, è un diritto inalienabile, ma il caso di Azizi dimostra come possa essere calpestata in modo sistematico. In Iran, il controllo autoritario non risparmia donne, minoranze etniche e voci critiche. Ma cosa accade quando volgiamo lo sguardo verso casa nostra, verso un’Italia che, pur distante da simili atrocità, deve vigilare per non scivolare in forme più sottili di repressione?

Le Ombre sulla Libertà in Italia

L’Italia vanta una tradizione democratica, ma segnali di allarme non mancano. La concentrazione del potere mediatico, i tentativi di limitare il diritto di manifestare e le crescenti tensioni politiche mettono alla prova il tessuto democratico. Gli attacchi alla libertà di stampa, le pressioni su giornalisti e attivisti, ( emblematico è il caso di Brescia, Extinction Rebellion le cui Attiviste sono state costrette a spogliarsi in questura anche se la procura ha replicato che le Procedure sono state rispettate)e un clima sempre più polarizzato rischiano di creare un terreno fertile per restrizioni.

Il movimento “Donna, Vita, Libertà” che Azizi rappresenta è un grido di ribellione pacifica che dovrebbe ispirare anche i paesi occidentali. Tuttavia, la crescente tendenza alla criminalizzazione della protesta in Italia, ad esempio attraverso normative restrittive contro i cortei, sembra segnalare una pericolosa disconnessione dal valore universale della libertà di espressione.

Il Ruolo della Comunità Internazionale

Come ha sottolineato il fratello di Azizi in una recente intervista sul corriere della sera, la mobilitazione internazionale è cruciale. I governi democratici hanno il dovere morale di fare pressione contro le ingiustizie globali. Ma questa mobilitazione non può essere credibile se tali paesi non garantiscono un’irreprensibile tutela dei diritti interni. L’Italia, in particolare, deve essere un faro di democrazia, un esempio concreto di protezione delle libertà fondamentali, mostrando che la giustizia e l’uguaglianza non sono semplici slogan, ma pratiche quotidiane.

 Imparare dal Coraggio

La battaglia di Pakhshan Azizi ci ricorda che la libertà non è mai garantita per sempre; va difesa, ogni giorno. L’Italia, mentre si unisce al coro internazionale per salvare Azizi, deve anche guardarsi dentro, affrontare le proprie contraddizioni e garantire che i valori di giustizia e libertà non siano solo parole scritte, ma realtà vissute.

La libertà, come la poesia, vive di azione, resistenza e speranza, ed è un dovere collettivo proteggerla ovunque essa sia minacciata.

 

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