Di Silvia Sorrentino

La Conferenza internazionale ed interdisciplinare Talking about (the Silencing of) Palestine, sulla censura accademica del genocidio della popolazione palestinese, è riuscita ad avere luogo il 16 ed il 17 gennaio, nonostante la censura e l’opposizione dell’Università Goethe di Francoforte e della stampa tedesca. La Conferenza, infatti, doveva originariamente tenersi all’interno dell’Università Goethe, prima che quest’ultima negasse l’accesso alla sede con una dichiarazione controversa, simbolo di quella stessa censura accademica oggetto della Conferenza. Questa doveva, inizialmente, ospitare circa 350 studiose e studiosi, numero poi ridotto a 170 a causa della capacità ridotta della nuova sede ospitante; tuttavia, questo non ha fermato la partecipazione da remoto di coloro che non sono riuscite e riusciti a recarsi sul luogo.

A fare in modo che l’evento si realizzasse nonostante tutto è stato il lavoro instancabile di un gruppo di studentesse e studenti dell’Università Goethe.
La Conferenza ha avuto come scopo primario quello di aprire uno spazio per poter discutere del genocidio in Palestina, in un contesto, come quello europeo, soggetto ad una censura sempre più opprimente sull’argomento, in cui chi riconosce apertamente i crimini israeliani corre pesanti rischi, anche legali, specialmente in Germania. L’evento ha rappresentato un’occasione per poter dibattere tra accademiche ed accademici di Paesi diversi, provenienti da discipline diverse, insieme a membri del mondo del giornalismo e dell’attivismo.

Durante i due giorni si è spesso parlato della violenza epistemologica e di come, talvolta, la conoscenza scientifica venga utilizzata come strumento per indebolire e colpire un determinata cultura o gruppo sociale.

Tra i tanti nomi partecipanti figurano quello dello studioso di genocidi Dirk Moses, dell’editor palestinese Hazem Jamjoum, la giornalista palestino-americana Hebh Jamal, tra tante e tanti altri, tra cui hanno figurato anche persone sopravvissute alla Nakba del 1948 e agli orrori attuali. Molti sono stati i temi affrontati, dall’analisi di come i governi occidentali stiano materialmente e simbolicamente supportando il genocidio, al colonialismo di Israele, a cosa possiamo fare noi e a quale sia il nostro ruolo come comunità scientifica e come cittadine e cittadini.

In conclusione, la Conferenza ci ha fornito il perfetto esempio di come possiamo rispondere all’attuale oppressione accademica ed istituzionale: laddove le istituzioni esistenti non collaborano, possiamo creare nuovi spazi. Una domanda, tuttavia, resta senza risposta: dopo la distruzione di Gaza, come faremo a ricostruire la nostra umanità?

 

pH Pixabay senza royalty

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