Sono stati diffusi i dati riguardanti il PNRR (Piano di ripresa e resilienza) con relativo elenco degli interventi che, in teoria, avrebbero dovuto rivoluzionare la sanità in tutt’Italia, ma nei fatti non si evidenziano dati positivi.
Ancora una volta, è Gimbre, la fondazione presieduta di Nino Cartabellotta, a fare il punto della situazione.
La prima versione del PNRR prevedeva la realizzazione di 624 Cot (Centrali operative territoriali); di questi progetti, solo il 58% hanno trovato attuazione (380 per l’esattezza). Ma per far funzionare le strutture occorrerebbero 3600 infermieri, che si fa fatica a trovare; tradotto… È la solita storia; abbiamo le strutture, ma non riusciamo a farle funzionare.
Gli esperti di Gimbre sono convinti che, per cambiare rotta, sia necessario rilanciare il Servizio sanitario nazionale; propongono la realizzazione degli hub con compiti organizzativi, per migliorare la cooperazione fra ospedali, medici di base, assistenza domiciliare e servizi sociali. Quest’ultimi sono strumenti indispensabili per far fronte all’aumento esponenziale di malattie croniche e più in generale delle patologie connesse con l’invecchiamento.
Le case e gli ospedali di comunità, unitamente alla telemedicina e il potenziamento dell’assistenza domiciliare, se verranno realizzate seriamente, potranno segnare il rilancio del Servizio sanitario nazionale.
* Direttore dell’ Eco di Milano e Provincia