La recensione del Direttore Daniela Piesco 

“L’altra faccia di Partenope” di Antonio Corvino si presenta come un’opera di rara sensibilità che transcende il comune genere del racconto di viaggio per diventare una profonda meditazione sull’anima di Napoli. Con uno sguardo che ricorda quello di un antropologo poeta, Corvino ci conduce in un viaggio iniziatico attraverso le stratificazioni fisiche e metafisiche di una città che, come una sirena, seduce e al contempo si nasconde.

Il libro si distingue per la sua capacità di tessere insieme molteplici dimensioni: quella storica e quella contemporanea, quella sacra e quella profana, quella visibile e quella nascosta. Corvino riesce nell’impresa non facile di svelare una Napoli che sfugge alle cartoline turistiche e agli stereotipi, immergendosi invece nei suoi labirinti più segreti, dove ogni vicolo racconta storie millenarie e ogni pietra custodisce memorie.

Particolarmente illuminante è l’analisi del contrasto tra la Napoli antica e quella moderna, emblematicamente rappresentata dal Centro Direzionale, descritto come un “Bronx in giacca e cravatta” – metafora potente di un’ambizione di modernità mai pienamente realizzata. Questa dicotomia diventa nelle pagine di Corvino non tanto un elemento di critica quanto uno spunto per riflettere sulla natura proteiforme della città.

La forza narrativa dell’opera risiede nella sua capacità di intrecciare l’osservazione sociologica con la poesia dell’esperienza vissuta. Quando Corvino ci porta nei quartieri della Sanità, di Forcella o del Vomero, non si limita a descriverne le caratteristiche fisiche, ma ne cattura l’essenza spirituale, il genius loci che persiste nonostante le trasformazioni del tempo.

Il tema della spiritualità attraversa l’intero libro come un filo rosso, manifestandosi non solo nella descrizione delle chiese monumentali, ma anche nel modo in cui la sacralità permea la vita quotidiana dei napoletani. Corvino coglie magistralmente questa dimensione, mostrando come il sacro e il profano si fondano in un unico tessuto esistenziale.

L’opera si distingue anche per la sua struttura narrativa che, come la città stessa, si sviluppa per strati e livelli sovrapposti. Il lettore viene guidato in un percorso che è insieme fisico e metafisico, dove ogni tappa del viaggio diventa occasione per una riflessione più profonda sulla natura stessa dell’identità urbana e culturale.

Ciò che rende “L’altra faccia di Partenope” un’opera di particolare valore è la sua capacità di evitare sia la retorica celebrativa sia il facile criticismo. Corvino mantiene invece uno sguardo lucido ma amorevole, critico ma partecipe, riuscendo a cogliere le contraddizioni della città non come difetti da correggere ma come elementi costitutivi della sua identità.

Il libro si configura così come un prezioso contributo alla comprensione di Napoli, offrendo una chiave di lettura originale e profonda di una città che, come suggerisce l’autore stesso, non finisce mai di rivelarsi. È un’opera che parla non solo ai napoletani o agli amanti di Napoli, ma a chiunque sia interessato a comprendere come una città possa essere contemporaneamente custode di memoria e laboratorio di futuro.

Presentato il 30 gennaio 2025 presso la Sala Consiliare della Rocca dei Rettori a Benevento, alla presenza di illustri relatori come Nicola Sguera, Enzo Parziale e Ettore Rossi, “L’altra faccia di Partenope” di Antonio Corvino si conferma come un’opera di straordinaria profondità che va ben oltre il tradizionale racconto di viaggio. L’evento, promosso dall’Associazione Campania Europa Mediterraneo, dal Laboratorio per la felicità pubblica e dalla Libreria Casa Naima, con il patrocinio della Provincia di Benevento, ha offerto l’occasione per approfondire le molteplici sfaccettature di quest’opera unica nel suo genere.

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