La scienza viene ridotta volutamente ad una pluralità di saperi specialistici scollegati e conflittuali per essere incomprensibile, costosa o dannosa ai più: ma produttiva di una montagna di denaro e potere per gli “onestissimi” addetti ai lavori.
Henri Poincaré diceva: “La scienza è fatta di dati, come una casa di pietre. Ma un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa”.
Questa è l’origine dei problemi traghettati pari pari dalle dittature alle democrazie. La scienza è come il cemento armato; se lasci separati i cinque componenti, hai cinque problemi di ingombro e di costo. Se li unisci e li rendi reciprocamente complementari, hai un immobile produttivo di reddito, un ponte, una galleria, una strada, una industria.
Si ha l’impressione che per colpa della Scienza l’umanità stia indietreggiando. No, la scienza non indietreggia, avanza sempre; è la speculazione criminale di alcuni addetti ai lavori che la rende dannosa.
Le dittature muoiono di abbondanza di problemi, le democrazie di abbondanza di finte soluzioni, spacciate per scoperte scientifiche, ma progettate, pagate, irrealizzate o abbandonate da cattedrali nel deserto. In Italia il Ministero delle Infrastrutture ha incompiute 750 “cattedrali”. Come il ponte sullo stretto di Messina “procreato, ma mai partorito”.
Sia le dittature che le democrazie vengono usate da millenni per trarre vantaggi economici dai problemi. Ma nell’ultimo secolo si sono riempite di professori, professionisti, burocrati e scienziati; e chiunque inventa uno straccio di soluzione, spinge la politica e la finanza ad attuare la sua riscoperta dell’acqua calda e a sabotare le altre.
Insomma, le democrazie muoiono di soluzioni progettate e pagate, ma che al 90% diventano operative e produttive solo per Paperoni.
Così i cittadini, da clienti, utenti e contribuenti, si trovano a subire i danni dei problemi vecchi, i danni dei problemi mal risolti o i costi delle soluzioni progettate pagate e mai completate o mai rese socialmente produttive.
No non è la scienza che fa danni, non è la scuola che non insegna, non è la stampa che non informa; ma per sporchi interessi individuali, alcuni onestissimi addetti ai lavori fanno dei mezzi: scienza, politica e finanza un uso particolare, speculativo o letteralmente criminale.
Le soluzioni sono una miniera d’oro per chi riesce a progettarle e attuarle. È pronto ad uccidere il problema che già gli rende un sacco di soldi, ma a patto che sia la sua soluzione a rendergli ancora più denaro e potere.
E siccome in democrazia serve la maggioranza; la guerra del tutti contro tutti impedisce la formazione di una solida maggioranza che abbia potere e capacità scientifica di sostituire i problemi assassini, con vere soluzioni salvifiche, socialmente produttive.
Sapere e avere sono come il diavolo e l’acquasanta: quelli che hanno, vogliano anche sapere, e quelli che sanno vogliono anche avere. E tra l’incudine e il martello, c’è la politica paralizzata o corrotta da alcuni potenti della Cultura e della Finanza a caccia di profitti e potere a spese di Pantalone.
E alla stragrande maggioranza di poveri e ignoranti che non sanno e non hanno, non resta che subire i danni della guerra civile spacciata per democrazia, progresso scientifico, tecnologico e giustizia sociale.
C’è solo da stabilire se sia più efficace la democrazia o la dittatura per rendere sopportabili i “pulitissimi” interessi di alcuni corrotti e corruttori che maneggiano scienza e finanza a proprio vantaggio e a spese dell’umanità.
In ogni popolo la competizione è resa sempre più selvaggia dalla crescita di intellettuali impegnati ad attuare le proprie soluzioni e a sabotare quelle altrui. Esattamente come i banchieri e gli industriali che lavorano al fallimento altrui per la propria crescita produttiva.
Quindi un mondo culturalmente ed economicamente competitivo può essere tenuto sotto controllo solo da una politica che limita la libertà accrescendo al massimo la responsabilità individuale e introducendo se necessario anche la collettiva.
Ma una politica che la sancisce e la tutela, poi perde il controllo; non ha uomini e mezzi sufficienti ad impedire la famelica competizione e corruzione, che si espande come un tumore maligno, nelle professioni, nelle istituzioni e nel mondo economico e finanziario generando anarchia, sfascio, ingiustizia sociale genocida e bancarotta.
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