La recensione del Direttore Daniela Piesco
Nel suo saggio “Antisemita. Una parola in ostaggio”, Valentina Pisanty offre un’analisi approfondita dell’evoluzione storica e semantica del termine “antisemitismo”. L’autrice evidenzia come, nei primi decenni del XXI secolo, si sia affermata una nuova definizione che sposta l’attenzione dalle forme tradizionali di pregiudizio antiebraico all’ostilità nei confronti di Israele. Questo cambiamento, secondo Pisanty, ha generato una confusione concettuale tra antisemitismo e antisionismo, con implicazioni significative nel dibattito pubblico contemporaneo.
Pisanty ricostruisce dettagliatamente il processo che ha portato all’elaborazione della “Definizione operativa di antisemitismo” da parte dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) nel 2016. L’autrice critica questa definizione, sottolineando come alcuni esempi forniti possano essere interpretati in modo ambiguo, contribuendo all’equiparazione tra antisionismo e antisemitismo. Questo, secondo Pisanty, rischia di trasformare l’accusa di antisemitismo in uno strumento per silenziare critiche legittime alle politiche israeliane, impoverendo il dibattito pubblico e rafforzando narrazioni razziste.
Un esempio emblematico analizzato nel libro è la campagna orchestrata contro il leader laburista britannico Jeremy Corbyn, accusato di antisemitismo per le sue posizioni critiche nei confronti di Israele. Pisanty evidenzia come questa vicenda rifletta la strumentalizzazione del termine “antisemitismo” per fini politici, distorcendo il significato originario della parola e ostacolando un confronto critico sulle politiche israeliane.
L’autrice invita a una riflessione critica sull’uso del termine “antisemitismo”, sottolineando l’importanza di distinguere tra odio antiebraico e critiche legittime alle politiche di uno Stato. Pisanty avverte che l’equiparazione tra antisionismo e antisemitismo non solo impoverisce il dibattito pubblico, ma può anche rafforzare narrazioni razziste, essenzializzando sia gli ebrei che i loro critici.
In conclusione, “Antisemita. Una parola in ostaggio” rappresenta un contributo significativo per comprendere le dinamiche contemporanee dell’odio e per promuovere un dibattito più informato e consapevole. Il saggio di Pisanty è un invito a esercitare il pensiero critico e a resistere alle semplificazioni che impoveriscono la comprensione della complessità storica e sociale.