L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco
Il panorama politico europeo sta attraversando una fase di profonda trasformazione con l’emergere del movimento “Make Europe Great Again” (MEGA), che rappresenta un tentativo di replicare nel vecchio continente il successo dello slogan trumpiano MAGA. Questo fenomeno sta progressivamente unificando diverse forze della destra europea, creando un ponte tra formazioni moderate ed estreme sotto una bandiera comune di opposizione all’attuale struttura dell’Unione Europea.
Il movimento MEGA si distingue per una marcata opposizione all’assetto attuale dell’UE, che viene dipinta come una struttura burocratica oppressiva che limita la sovranità nazionale. I suoi sostenitori esprimono un netto rifiuto delle politiche climatiche e dei diritti LGBTQ+, considerate “ideologie imposte dall’alto”, manifestano una posizione intransigente sull’immigrazione e sostengono il ritorno alle monete nazionali. Central nel loro discorso è anche l’enfasi sui cosiddetti “valori tradizionali” e sull’identità cristiana dell’Europa.
Un’analisi equilibrata della situazione non può ignorare che l’Unione Europea presenti effettivamente alcune criticità strutturali. La burocrazia europea viene spesso percepita come distante dai cittadini, i processi decisionali appaiono complessi e talvolta poco trasparenti, e si riscontrano difficoltà nella gestione efficace di crisi come quella migratoria. Queste problematiche meriterebbero di essere affrontate attraverso riforme costruttive.
Tuttavia, la soluzione proposta dal movimento MEGA, che sostanzialmente punta allo smantellamento dell’UE, presenta notevoli criticità. In un mondo sempre più globalizzato, il ritorno a stati nazionali completamente autonomi rischierebbe di indebolire significativamente la capacità dell’Europa di competere con potenze come Stati Uniti e Cina. Non va dimenticato che l’integrazione europea, nonostante i suoi problemi, ha garantito il più lungo periodo di pace nella storia del continente. Inoltre, molte delle sfide contemporanee, dal cambiamento climatico alla migrazione, dalla sicurezza alla regolamentazione delle nuove tecnologie, richiedono per loro natura una risposta coordinata sovranazionale.
Invece di optare per gli estremi della completa dissoluzione dell’UE o del mantenimento acritico dello status quo, sarebbe più costruttivo considerare una via intermedia. Questa potrebbe includere una riforma dell’UE per renderla più efficiente e democratica, un rafforzamento del principio di sussidiarietà con maggiore autonomia agli Stati su questioni locali, un miglioramento dei meccanismi di partecipazione democratica e lo sviluppo di politiche migratorie più efficaci e condivise.
Se è vero che il movimento MEGA identifica problemi reali nell’attuale struttura dell’UE, le soluzioni proposte rischiano di essere più dannose dei problemi stessi. La vera sfida consiste nel trovare un equilibrio tra sovranità nazionale e necessaria cooperazione europea, tra identità locali e valori comuni, tra sicurezza e apertura. Questo obiettivo richiede un dibattito costruttivo e riforme ponderate, non soluzioni estreme o slogan semplicistici.
La vera grandezza dell’Europa, contrariamente a quanto suggerisce il movimento MEGA, potrebbe non risiedere in un passato idealizzato da recuperare, ma nella sua capacità di evolversi e adattarsi mantenendo saldi i suoi valori fondamentali di democrazia, diritti umani e cooperazione tra popoli. Il futuro dell’Europa dipenderà dalla capacità di trovare risposte concrete alle legittime preoccupazioni dei cittadini, senza cedere alle tentazioni populiste o alle semplificazioni eccessive di problemi complessi.