Benevento e’ ricca di posti bellissimi e pieni di significato, ogni scorcio rimanda alla sua storia.
Nonostante tutte queste meraviglie nel mio cuore, ormai in là con gli anni, primeggia un posto semplice ma ricchissimo di vita trascorsa ed attuale: le scalette strette di via Annunziata.
Una salitella ripida e stretta, con gradini distanziati in modo irregolare così da rompere il ritmo e il fiato. Richiama alla mia mente il testo della famosa canzone napoletana: “scalinatella longa longa, strettulella strettulella, puortam’a chella sciaguratella…”
Scende dalla Annunziata a Porta Rufina o, viceversa, sale. Sempre affollata di ragazzi, spesso studenti, che la trovano da sempre un posto per stare insieme al riparo dal traffico. Ma offre un rifugio anche alle coppie alla ricerca di angoli bui e romantici.
Credo che sia passata di lì tutta Benevento, chi di corsa e chi affannando , in tante e tante generazioni. E’ in una posizione strategica perché rappresenta la strada più breve per unire la parte bassa alla parte alta della città.
Più breve sì ma a costo di quale fatica? E qui viene fuori un’altra delle sue qualità: è stato il test da sforzo ante litteram! Altro che tapis roulant! Nessun report digitale, nessun elettrodo ma la tua personale percezione di quanto fatichi a salire, di come ti basta o ti manca il fiato. E così, giorno per giorno, anno dopo anno ti misuri con te stesso e registri il cambiamento, quanto ti fanno male le gambe…
Anche io ho contato i miei anni su quelle scalette, salita dopo salita, avventura dopo avventura: prima allegro e spensierato, qualche anno dopo concentrato ma sicuro e infine misurando i passi e i respiri, attento a non cadere.
Ora hanno messo lì a fianco un ascensore, comodo e silenzioso, e io, che non devo più misurare niente, lo prendo volentieri e mi limito a guardare la
Scaletta dall’alto di Via Annunziata!
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