“L’anoressia e la bulimia sono il sintomo tangibile di un dolore che non si vede, di un disagio psicologico lungamente incubato, segno di una crepa nella memoria o nella vita famigliare”, così la scrittrice belga Fabiola De Clercq descrive in Fame d’amore: Donne oltre l’anoressia e la bulimia il suo modo di concepire due dei più importanti disturbi del comportamento alimentare, che tormentano la mente di un gran numero di persone per lo più di genere femminile in una torturante e assillante ossessione per il cibo.
In una piccola città affacciata su un mare azzurro e cristallino vive una ragazza di nome Matilde. A prima vista, Matilde è come tutte le altre adolescenti, ama la musica, passa ore a chiacchierare con le amiche, fa progetti per il futuro. Dentro di lei, però, sta iniziando un conflitto silenzioso che nessuno può vedere e tantomeno immaginare.
Pure per Matilde, come per tanti altri suoi coetanei, l’adolescenza è un periodo di continui confronti, di insicurezze punzonate dalla pressione dei social media e dalla costante ricerca di approvazione.
Ogni giorno, davanti allo specchio, proprio non riesce a vedere la ragazza che tutti gli altri ammirano. Vede solo un corpo imperfetto, pieno di difetti. La mente di Matilde è un groviglio di pensieri negativi e critici che rendono la sua vita un inferno, la banale quotidianità si trasforma in un campo di battaglia senza tregua. La percezione di essere imprigionata in un corpo inadeguato diventa il chiodo fisso dall’alba al tramonto.
Matilde incomincia con piccoli cambiamenti nella sua alimentazione. L’intento è quello di perdere qualche chilo, inizia a saltare i pasti e opta per porzioni di cibo ridotte. In poco tempo quel controllo apparente si trasforma in qualcosa di più fosco: entra nella spirale della dipendenza. Matilde diviene dipendente da una disciplina alimentare rigida, rinunciando a cibi che adora e isolandosi sempre più dagli amici, altrimenti come spiegare loro il suo comportamento?
Le amiche, però, iniziano a notare il cambiamento, e seriamente preoccupate per il suo stato di salute le dicono: “Sei troppo magra, devi mangiare di più”. Le parole dettate dal cuore amico non esordiscono alcun effetto su Matilde, scivolano via, come se non la riguardano affatto. La ragazza ignora il danno che si sta procurando, si sente al contrario più forte e capace di controllo. Ogni chilo perso rappresenta una vittoria, una prova della sua determinazione. Matilde, però, non sa che anche la vittoria ha un lato oscuro, infatti, essa diviene la sua trappola. La ragazza non ha più una vita sociale: le feste con gli amici, le gite scolastiche, le serate in pizzeria, sono realtà impossibili da vivere. Chiusa tra le quattro pareti della sua stanza, viene assalita da pensieri sempre più lugubri. Matilde si sente sola, ma la sua mente continua a ripeterle che quello è il giusto prezzo da pagare per avere un corpo perfetto. I genitori preoccupati e impotenti non sono in grado di entrare in contatto con la figlia, la comunicazione è, ormai, divenuta complicata.
Una notte, dopo una giornata particolarmente lunga e dolorosa, Matilde si ritrova davanti allo specchio, però, questa volta non vede solo il suo riflesso, vede la figura di una giovane donna che soffre, di una persona che ha bisogno di aiuto ma non sa come chiederlo. L’innato istinto di sopravvivenza conservato nella parte sana di mente è finalmente riuscito a prevalere su quella porzione di mente malata? Matilde comprende che deve affrontare la realtà, chiedere aiuto e iniziare un percorso lungo, non semplice ma necessario. Con il sostegno di uno psicoterapeuta e l’affetto di amici e famigliari, la giovane inizia a reintrodurre i cibi che più le piacciono, alternando giorni sereni a giorni bui. Ogni passo che compie, però, è una prova della sua forza, una vittoria contro il demone che a lungo ha controllato la sua esistenza quotidiana.
Matilde non è guarita dall’anoressia dall’oggi al domani, ma gradualmente imparando a ri-amarsi, a ri-scoprire la bellezza di cui è portatrice, e con il tempo è tornata a sorridere, non solo davanti allo specchio ma alla vita intera.
Le persone anoressiche combattono una battaglia contro se stesse. Una lotta tra parti di mente appartenenti allo stesso individuo, che vive una sorta di sdoppiamento psichico: la porzione di psiche sana che vuole vivere normalmente e la porzione malata che ha preso il sopravvento esercitando un controllo ossessivo. Un Io che si autoannienta. Solo chi è caduto nella spirale dell’anoressia riesce a capire fino in fondo quanto sia difficile uscirne perché il nemico da combattere è proprio “se stessi”.
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