Milano, 20 feb. (Adnkronos) – “Quello che posso ribadire è che mi risulta di non averne mai parlato, neanche dopo. Io non la ricordo la chiamata e non credo che ci sia stata, ma è ininfluente: prima di tutto per la data in cui viene collocata e soprattutto perché io non avrei mai potuto neanche immaginare che il presidente di Fondazione Fiera Milano avesse come seconda attività quella di spionistica”. Lo afferma il presidente del Senato Ignazio La Russa che esclude che abbia mai confidato al telefono con Enrico Pazzali dell’inchiesta sul figlio Leonardo Apache, indagato a Milano con l’accusa di violenza sessuale.
La vicenda privata si è intrecciata, di recente, con l’indagine su Equalize, la società di dossieraggio illecito che ha portato ad alcuni arresti nell’ottobre scorso. Samuele Calamucci, uno degli hacker, al centro dell’inchiesta ha riferito di una telefonata tra Pazzali e “Ignazio” con al centro la vicenda sul presunto stupro e di un’altra telefonata, invece, con un presunto carabiniere.
Se inizialmente quella chiamata viene collocata quando la vicenda non è ancora nota, ora appare chiaro che invece la discovery c’era già stata. “Mi riporto a Il Fatto quotidiano di oggi che devo dire, per una volta correttamente, ha registrato che la notizia data il primo giorno era inesatta. Quello che posso ribadire è che mi risulta di non averne mai parlato, neanche dopo. Con Pazzali ogni due mesi mi sentivo, quindi è tutto possibile, ma sicuramente quello che posso certificare è che non ho mai saputo non solo che esistesse Equalize, ma che lui ne avesse parte attiva”. Pazzali, presidente della società di via Pattari, “mi ha mandato delle scuse per via indiretta” aggiunge La Russa che sull’altra telefonata – messa a verbale da Calamucci – replica: “una cosa è sicura, non era uno che conoscevo altrimenti la planimetria di casa mia la chiedeva a me”.
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