L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco 

La democrazia non muore in un giorno. Muore in silenzio, tra le pieghe di decreti che strangolano la voce del popolo, nell’indifferenza di chi crede che la libertà sia un diritto acquisito per sempre. Ma la libertà è come l’aria: ne comprendi il valore solo quando cominci a soffocare.

Oggi, mentre il Decreto Sicurezza getta la sua ombra sulla nostra Repubblica, siamo testimoni di un paradosso tragico: chi dovrebbe proteggere la democrazia sta erigendo muri di silenzio. Non è solo una legge, è un bavaglio avvolto in carta intestata dello Stato.

“Le parole sono proiettili carichi di futuro”, dicevano i nostri padri costituenti. Ma cosa accade quando lo Stato decide di disarmare i cittadini della loro voce? Quando la scuola pubblica viene dissanguata e gli ospedali pubblici diventano luxury resort per chi può permetterselo? La risposta è brutale: nasce una società dove la cultura diventa privilegio, dove la salute è un lusso, dove il silenzio dei poveri fa da sottofondo alla sinfonia dei potenti.

Il caso Del Mastro non è solo una vicenda giudiziaria: è lo specchio di un’Italia dove chi detiene il potere pretende di essere al di sopra della legge. Un’Italia dove la giustizia viene etichettata come “di sinistra” quando osa fare il proprio dovere, come se la verità avesse un colore politico.

Ma la storia ci insegna che ogni tentativo di imbavagliare la libertà genera solo voci più forti. Per ogni artista che viene censurato, nascono mille graffiti sui muri. Per ogni manifestante che viene criminalizzato, sorgono diecimila coscienze ribelli.

Le piazze d’Italia oggi non sono solo luoghi di protesta: sono agorà di resistenza democratica, laboratori dove si forgia il futuro della nostra Repubblica. Perché la libertà non è un regalo che ci è stato fatto: è una conquista quotidiana, un fuoco che va alimentato con la determinazione di chi sa che il silenzio è complicità.

La nostra bellissima lingua italiana, così ricca di sfumature e possibilità, non può essere ridotta a un sussurro impaurito.

Il dissenso non può essere marchiato come crimine.

La vera sicurezza di un Paese non si misura dal numero di manette, ma dalla forza delle sue voci libere. Non si calcola in celle piene, ma nella fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni. Una Repubblica non si difende reprimendo il dissenso, ma garantendo giustizia, uguaglianza e diritti per tutti. Eppure, ci vogliono far credere che la sicurezza passi per la cancellazione delle libertà, che il benessere della nazione sia un privilegio per pochi e non un diritto universale.

Dobbiamo chiederci: a chi giova questo clima di paura? Chi trae vantaggio da un popolo impaurito e diviso? La risposta è chiara: chi detiene il potere senza voler rendere conto a nessuno. Perché un cittadino informato, libero e consapevole è un cittadino che non si piega, che non accetta imposizioni ingiuste, che non cede la propria voce a chi vorrebbe spegnerla.

Oggi più che mai abbiamo il dovere di alzare la testa, di riempire le piazze, di occupare con le nostre parole e le nostre idee ogni spazio che ci viene negato. Non possiamo permettere che la paura ci trasformi in spettatori inerti di un declino democratico annunciato. Non possiamo aspettare che la storia ci chieda: “Dov’eri quando hanno provato a spegnere la libertà?”. La risposta deve essere una sola: eravamo qui, a difenderla, con la voce, con il pensiero, con la forza di chi sa che non esiste sicurezza senza libertà.

Il futuro dell’Italia non appartiene a chi semina divisione e silenzio, ma a chi coltiva coscienza e coraggio. La democrazia non è un edificio che si erge da solo: è un cantiere sempre aperto, un’opera collettiva che necessita del contributo di ciascuno di noi.

E allora scriviamo, parliamo, denunciamo. Perché un Paese che non ha paura di discutere, di confrontarsi, di dissentire, è un Paese che vive. E noi vogliamo vivere, non sopravvivere nell’ombra di un potere che si nutre del nostro silenzio.

La libertà non è negoziabile. La libertà siamo noi.

 

pH Pixabay senza royalty

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.