Roma, 26 feb. (Adnkronos) – “Sembrerebbe essere ancora molto lontana la parità di genere nel mondo del lavoro. Questo è quanto emerge dal Rendiconto di genere, presentato ieri a Roma dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, che contiene dati particolarmente significativi relativi alla presenza delle donne nel mercato del lavoro e nei percorsi di istruzione, ai livelli retributivi e pensionistici, agli strumenti di sostegno al lavoro di cura e alla violenza di genere. Il gap tra uomini e donne nel mercato del lavoro resta ampio con differenze significative sia sul tasso di occupazione, che sulla busta paga e questo dipende da vari fattori, tra i quali il maggiore utilizzo del part time tra le donne, i più bassi livelli medi di qualifica, ma anche dal minor ricorso agli straordinari delle donne e ai congedi parentali degli uomini. Pur essendo mediamente più istruite, soprattutto nelle fasce più giovani, le donne fanno più fatica a fare carriera e guadagnano meno”. Lo afferma Tiziana Cignarelli, segretaria generale della Flepar, la federazione dei professionisti pubblici.
“E’ ormai da parecchio tempo – continua – che parliamo di rappresentanza di genere nei posti apicali e direttivi centrali nella PA. Nel nostro Paese ci sono stati molti interventi normativi per ridurre questo divario di genere, a livello nazionale ed europeo, e nonostante l’entrata in vigore della legge 162 del 2021, la legge Gribaudo, che ha introdotto la certificazione di parità e che prevede un sistema premiante che incentiva le imprese ad adottare buone pratiche, finalizzate proprio alla riduzione del rischio di parità, ci rendiamo conto che è un dato che non viene ancora realizzato. L’INPS ha rilevato, tra le altre cose che le denunce per violenza di genere sono aumentate, evidenziando una problematica ancora radicata e, ciò nonostante, il Reddito di Libertà, erogato dall’INPS alle donne vittime di violenza in ambito familiare, è stato mantenuto ai livelli del 2021 fatta eccezione per sole due regioni, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia”.
“È evidente che c’è un problema di sistema che ancora va scardinato con modelli di società diversi. Una norma che porti immediatamente parità di presenza di donne nelle posizioni apicali centrali delle PA e nei consigli di amministrazione delle società partecipate pubbliche avrebbe un effetto dirompente in grado anche di accelerare un cambiamento reale di paradigma e di politiche fino ad ora non sufficienti. In tal senso sorprende la totale assenza di donne tra i quindici componenti della neo commissione governativa sulle tecnologie quantum nominati in questi giorni dal sottosegretario con delega alla trasformazione digitale Alessio Butti. Uno svarione clamoroso al quale siamo sicuri la presidente del consiglio possa e debba porre rimedio, visto che ha già dimostrato una sensibilità sul tema”, conclude Cignarelli.
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