Abbiamo raccolto favorevolmente l’invito della sezione ANM di Benevento ad intervenire al dibattito pubblico organizzato presso il Palazzo di Giustizia di Benevento in occasione dell’astensione dei magistrati per protesta contro la riforma della separazione delle carriere.
Abbiamo punti di vista diametralmente opposti a quelli che hanno animato la proclamazione dell’astensione nazionale. Quella per la separazione delle carriere è una battaglia che i penalisti italiani portano avanti da oltre trent’anni e siamo, pertanto, soddisfatti che il 16 gennaio 2025 la Camera dei Deputati abbia approvato il testo della proposta di legge di riforma costituzionale in tema di separazione delle carriere. e il disegno di legge è ora all’esame del senato
Le ragioni che ci vedono favorevoli a disegno di legge che ora è all’esame del Senato sono molteplici.
Desideriamo la completa realizzazione del giusto processo come definito nell’art. 111 della Costituzione: un processo che si svolga in condizioni di parità tra accusa e difesa innanzi ad un giudice terzo ed imparziale che sia distante in egual misura tanto dalla difesa che dall’accusa. I cittadini devono sapere che questo non potrà avvenire fin quando i pubblici ministeri e giudici saranno uniti da un rapporto di colleganza che altera l’equilibro tra chi accusa e chi giudica, a sfavore della difesa.
Il disegno di legge prevede anche la necessità di separare l’organo di governo autonomo, il Consiglio Superiore della Magistratura, e di crearne uno per i pubblici ministeri e uno per i giudicanti onde evitare il perpetuarsi della commistione nelle decisioni sulla carriera ad esempio per i trasferimenti, l’attribuzione di incarichi direttivi e le valutazioni professionalità. A garanzia del limite di questo potere resta, inoltre il Presidente della Repubblica, nonché la funzione di vice-Presidente attribuita ad un componente laico. Il sorteggio per la scelta dei componenti togati, interrompendo lo stretto legame tra correnti ed eletti, esclude che vi siano concentrazioni di potere gestite ed indirizzate per ragioni opache prima ed al di fuori del CSM, lasciando ai nominati la libertà di svolgere le loro funzioni su un piano tecnico-giuridico, privo di condizionamenti politici e affaristici,
V’è poi la previsione di un’Alta Corte disciplinare che rappresenta il naturale sviluppo della giurisdizionalizzazione del procedimento disciplinare che, già oggi, ha portato alla costituzione in seno al CSM di una sezione a ciò dedicata, i cui componenti sono incompatibili con le sezioni che si occupano di valutazioni di professionalità, assegnazione di incarichi di direttivi e semidirettivi e incompatibilità.
Sono probabilmente questi ultimi due aspetti che inquietano i magistrati in protesta. Il timore di essere imbrigliati definitivamente nei loro ruoli di requirenti o giudicanti a vita e la concreta possibilità di subire procedimenti disciplinari che possano seriamente dirsi tali.
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