Di Antonio Corvino 

L’Europa dunque è pronta a riarmarsi. L’idea del disarmo non galvanizza. Eppure è l’unica che innescherebbe la rivoluzione di cui essa stessa ed il mondo intero hanno bisogno. Perché l’Europa dovrebbe sposare il disarmo? Perché i piani del trio USA-Russia-Cina, o se volete Trump-Putin-Xi Jinping, balzerebbero evidenti agli occhi di tutti e finalmente gli anticorpi dormienti si risveglierebbero.

Non solo, la rivoluzione del disarmo rivelerebbe i piani per la spartizione del mondo sull’altare della supremazia economico-militare di USA e Cina in coabitazione con lo spauracchio militar-nucleare della Russia.Accreditare Trump e Putin ( con Xi Jinping intelligentemente o furbescamente in attesa) di un progetto di pacificazione della parte occidentale del mondo, è davvero eccessivo e comunque lontano dalla realtà. Il voltafaccia trumpiano ha solo creato scompiglio in Europa, abbandonando l’Ucraina alla precarietà del suo destino e la Palestina alla definitiva cancellazione dalle carte geografiche ed a ciò che ne conseguirà in termini di instabilità se non di nuovo terrorismo.

In compenso ha liberato Putin e Netanyahu dalle loro responsabilità. Siamo di fatto davanti alle prove generali di una diarchia pronta a divenire triarchia planetaria libera del fardello storico, politico, di civiltà dell’Europa.Paradossalmente l’azione di Trump é finalizzata all’implosione dell’Europa quale condizione imprescindibile per creare nuove sfere di influenza che assicurino ai rispettivi padroni mano libera sui mercati, negli oceani e nei continenti, nella stratosfera, nella tecnologia spaziale e della comunicazione, nell’accaparramento delle risorse naturali, con la minaccia nucleare come necessario deterrente insieme ad aerei, navi e truppe ovunque dispiegate.Riconoscere a Trump e Putin una generosa volontà di pacificazione del Pianeta che faccia giustizia della sonnolenza europea è davvero un azzardo.

La Russia di Putin, dal canto suo, essendo un vaso di coccio tra le superpotenze economiche, intravede in Trump l’unica possibilità di ritagliarsi un ruolo tra USA e Cina sfruttando la complicità più o meno interessata di entrambe.L’inquilino-padrone del Cremlino è consapevole di avere una sola possibilità per sedere al tavolo della nuova Yalta: la leva militare, contrariamente a USA e Cina che possono azionare una straordinaria leva economica. La Russia, su quel versante, ha la dimensione di un nano, o, se volete, di un gigante dalle membra atrofizzate. Il suo PIL globale è inferiore a quello dell’Italia.

Il Pil procapite indica un paese alle prese con evidenti ritardi sul piano dello sviluppo, della ricchezza collettiva, del benessere individuale. La sua presenza al G8 era una graziosa concessione (o un modo per esorcizzarne la minaccia nucleare). L’aspetto sconvolgente in tutta questa vicenda paradossale è che la visione russa ha una sua ragione d’essere, cinica ma comprensibile, quella USA no. Non vi è una sola ragione plausibile che giustifichi l’appiattimento del neopresidente americano sul suo omologo russo. Se si escludono i saluti nazisti esibiti urbi et orbi. E allora? In realtà c’è una ragione più sofisticata e poco visibile, ma altrettanto solida.La potenza americana è basata sulla speculazione iper capitalista e la speculazione è, per sua natura, aleatoria e volatile. Necessita di continuo propellente che la spinga in alto, pena la sua evaporazione come la parte angelica degli whisky scozzesi.

E ciò indipendentemente dalle ricchezze accumulate che, non si dimentichi, sono, al di là dei patrimoni mobiliari ed immobiliari personali, soggette a continue e pericolose, talora abissali, fluttuazioni. La speculazione deve crescere continuamente altrimenti muore e con essa i suoi profeti o sacerdoti finiscono in rovina. Qualche esempio anche recente lo abbiamo avuto…Lehman Brother, 2008 è uno di essi. Gli USA sono oggi prigionieri di un potere plutocratico, feudale ed oligarchico che è sceso in campo in prima persona perché è giunto al punto in cui ha bisogno di alimentarsi senza cadute o flessioni per continuare a crescere e, quindi, sopravvivere. Assurdamente, si potrebbe affermare, viste le ricchezze accumulate. Ma non tanto, a ben guardare. Quelle ricchezze sono di origine speculativa ed hanno natura tecnologica. Due aspetti altamente aleatori al di fuori del controllo statuale.

La sfida tra Cina ed USA è emblematica al riguardo.É su questo versante che va cercata la ragione del connubio Trump-Musk e la saldatura degli interessi americani con il potere russo. Ed è ancora sullo stesso versante che va spiegata la complicità americana nell’occultare l’inconsistenza della leva economica russa che Putin, dal canto suo, annega nella retorica militare. I Russi non rinunceranno mai al loro passo dell’oca. Il giorno in cui il mondo dovesse rendersi conto del bluff sarebbe la loro fine (o finalmente l’inizio).
Putin ed i suoi oligarchi apparirebbero nudi perfino alla loro popolazione.
Rimane, inquietante, l’acquiescenza di Trump che urla contro l’Europa e si atteggia a nuovo messia tra i sovranisti occidentali, salvo a mostrare un’aria succube, addirittura scodinzolante con Putin.Troppa gente ha dimenticato la provenienza del Presidente russo dalle file e dalle pratiche del KGB .In un simile quadro è inutile aspettarsi una qualche resipiscenza americana. Sperare di recuperare il rapporto con gli USA e, per essi, con gli oligarchi che se ne sono impadroniti significa non aver cognizione della gravità della situazione.

Bisognerà che l’Europa in particolare si attrezzi per affrontare la lunga traversata.Economia di guerra, inflazione formalmente strisciante e sostanzialmente galoppante, prezzi (energetici e non) fuori controllo, caduta del pil, dell’occupazione e dei redditi, segneranno, con ogni probabilità, il percorso verso il nuovo ordine mondiale che certamente non sarà rispettoso della libertà e della democrazia così come le abbiamo sin qui conosciute. All’Europa non resta che assumere su di sé l’onere della democrazia rifiutando il destino disegnato per lei da Putin-Trump (con XI Jinping silente ed interessato). Essa ha, peraltro, due possibilità. Una passa dalla risposta militare, l’altra punta al disarmo.La prima è nell’ordine delle cose. L’esito del voto tedesco ha dato una bella spinta in quella direzione. E tuttavia essa è una risposta di segno uguale seppure contrario all’approccio dei tre sovrani che intendono spartirsi il mondo. Sarebbe assai pericoloso se l’Europa accettasse la sfida lanciatale dal duo Trump-Putin.

Il riarmo, requisito necessario per sedersi al tavolo della ipotetica nuova Yalta, sarebbe una sconfitta per il mondo ed un rischio assai pericoloso per la stessa Europa. Il mondo perderebbe l’unico riferimento per una evoluzione pacifica e democratica. Un’Europa riarmata che esibisce la sua potenza nucleare e aggiunge il suo esercito a quello della Russia, degli USA e della Cina chiuderebbe il cerchio di un pianeta prigioniero delle logiche di potenza con licenza di dominare a piacimento la propria area di influenza con tutto quanto ne consegue. Sul piano continentale preluderebbe ad una drastica torsione del sistema economico-produttivo. L’Europa è già sommersa, come d’altronde il mondo intero, da una massa di debito insostenibile. Nel club dei paesi pericolosamente indebitati è giunta anche la Francia e la stessa Germania non sta proprio bene, vista l’obsolescenza di gran parte del suo sistema industriale alle prese con tecnologie e settori ormai giunti al tramonto e la palese precarietà infrastrutturale esistente. Se a questo aggiungiamo i ritardi europei sul piano della tecnologia satellitare oggi nella disponibilità dei nuovi, autoproclamatisi padroni del mondo, le prospettive diverranno ancora più complicate.

L’effetto del nuovo deficit, tra il tre ed il quattro percento annuo per “n” anni, necessario a mettere su e mantenere l’esercito europeo, non potrebbe che essere dirompente. E non serviranno le alchimie finanziarie e i trucchi di bilancio (l’esclusione dell’ “investimento” militare dal deficit di bilancio degli Stati membri) ad esorcizzarlo. Già oggi l’Europa appare stanca. Da una parte la sua economia soffre, il suo sistema produttivo è vecchio, dall’altra taglia la spesa sociale e privatizza interi gangli delle sue funzioni istituzionali. Il costo della vita conosce continue impennate sul piano energetico ed alimentare. Il potere di acquisto dei redditi si riduce, falcidiato da una inflazione che trova origine in un’economia di guerra non dichiarata ma evidente nelle conseguenze. L’esito? Un generale impoverimento che consegnerà anche la vecchia Europa alle spinte revansciste dell’ultra destra che somiglia tanto, mutatis mutandis, ai vecchi regimi dittatoriali del secolo passato.Ecco perché l’Europa dovrebbe imboccare la via rivoluzionaria del disarmo continentale unilaterale.

È l’unica strada per mostrare al mondo le nudità del potere e offrire una formidabile sponda agli anticorpi oggi costretti al silenzio in tutto il mondo.

 

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