Di Silvia Sorrentino

Con l’avanzata degli autoritarismi nel mondo è facile, soprattutto per le nuove generazioni, sentire una forte sensazione di sfiducia nei confronti del futuro; chi prima sperava di poter ancora apportare benefici positivi alla collettività umana rischia di perdere la forza e la voglia di continuare a lottare, trovandosi di fronte ad una forte opposizione e censura ad ogni tentativo portato avanti.

Ma proprio quando si sta per perdere ogni speranza, nelle piccole cose si riesce a trovare una risposta. Tante azioni politiche e sociali portate avanti a livello locale possono, infatti, avere un’eco molto più ridondante di quanto si immagini. È questo il caso di diverse iniziative, progetti, cooperative, associazioni, comitati e collettivi campani, di cui questo articolo riporta alcuni esempi.

La cooperativa sociale “Al di Là dei Sogni” sorge su sedici ettari di terreno a Maiano di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta. Le sue caratteristiche sono molteplici, come gli straordinari effetti che ha sulla comunità locale di riferimento, in un territorio martoriato dalle attività di decenni di organizzazioni camorristiche. Infatti, la cooperativa opera su un bene confiscato ad uno dei boss del territorio, riutilizzandolo per scopi utili alla collettività.

Il bene confiscato ospita diversi soggetti marginalizzati, tra persone con storia di abuso di droghe, pazienti dei dipartimenti di salute mentale, detenuti e detenute che finiscono di scontare la propria pena “extramoeania”, fuori dalle mura carcerarie. Il termine “ospita”, tuttavia, non è completamente esplicativo: la cooperativa non solo li ospita, ma è da loro composta, presieduta e guidata, opponendosi in tal modo alle logiche paternalistiche ed infantilizzanti delle strutture di cura e delle carceri, che vedono i soggetti subalterni come persone incapaci di compiere decisioni per sé.

La struttura organizzativa si basa sui principi di economia etica e circolare: coloro che la compongono sono lavoratori e lavoratrici del terreno agricolo dal quale ricavano prodotti che vendono, e quanto ricavato dalla vendita viene reinvestito interamente nella comunità, offrendo non solo un modello economico sostenibile ma anche un esempio diverso di lavoro agricolo in una provincia, come quella di Caserta, in cui il fenomeno del caporalato è purtroppo sempre attuale, colpendo soprattutto gli individui più marginalizzati.

Il terreno, inoltre, ospita ogni anno centinaia di volontarie e volontari da tutta Italia che spendono un breve periodo della loro vita lavorando e vivendo all’interno della comunità, portando così avanti anche una forte attività di sensibilizzazione e dimostrando loro che quel modello di struttura sociale è possibile nonostante tutto.
Sempre in provincia di Caserta, a Castel Volturno, sorge la “Casa di Alice”, un bene confiscato a Pupetta Maresca, una delle poche donne diventate potenti boss della Camorra. La Casa di Alice è oggi guidata da più cooperative sociali ed è la casa natale del marchio #MadeInCastelVolturno, un progetto di sartoria sociale guidato da donne migranti e che vede un connubio tra l’utilizzo di stoffe occidentali a stoffe africane per la creazione di capi simbolo di lotta e riscatto.

Le donne in questione sono vittime di oppressione sistematica, provenienti da condizioni schiavili come la tratta sessuale, anch’esso fenomeno sempre attuale, specialmente nei dintorni della famosa via Domiziana, che trovano nel progetto un modo per riappropriarsi del proprio corpo e del proprio futuro.
Nella provincia di Napoli, invece, la cooperativa sociale “Lazzarelle” si compone di donne detenute che producono e vendono caffè, una delle tante specialità di Napoli.

Le Lazzarelle cercano di dare una risposta concreta ad un serio problema italiano, quello dell’incapacità del sistema penitenziario di reintegrare davvero detenuti e detenute: in Italia, infatti, il tasso di recidività criminale in seguito alla detenzione si aggira intorno al 70%, causato dall’inesistenza di progetti creati nel reale interesse del detenuto. Nel caso della cooperativa Lazzarelle, invece, il tasso scende a meno del 15%, a prova del fatto che non si resta criminali per sempre se si ha la possibilità di non esserlo.

Le testimonianze di questi progetti sono solo alcune delle esperienze di lotta e di resistenza politica provenienti del Terzo Settore campano, che riesce a continuare ad offrire nuove soluzioni economiche, politiche, sociali e modelli nuovi di comunità opponendosi a coloro che, invece desiderano la loro omologazione e subordinazione.

Ci insegnano che l’economia etica e circolare, le strutture organizzative orizzontali, il miglioramento delle condizioni di vita dei soggetti subalterni in un contesto di profondo disagio sociale come quello della Campania rurale ed urbana sono possibili ed efficaci, e che il momento di arrenderci alle politiche dei nostri governi non è ancora arrivato.

 

pH iStock senza royalty

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