Milano, 5 mar. (Adnkronos) – Il filosofo e scrittore Leonardo Caffo, condannato a 4 anni dal Tribunale di Milano per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della sua ex compagna, appare come un “pigmalione moderno” caratterizzato da una “capacità manipolativa” che si infrange contro la forza della donna di reazione e denunciare. Il racconto della vittima “non nasce da volontà di vendetta o di prevaricazione sui diritti paterni, ma dalla volontà di uscire da quella situazione divenuta ormai patologica, deleteria”. E’ la sintesi delle motivazioni dei giudici della quinta sezione penale che lo scorso 10 dicembre hanno emesso la sentenza di primo grado.
Da parte della parte offesa non c’è volontà di calunniare l’imputato, sostiene la corte, ma di riprendersi piano piano la sua vita. Caffo reagisce con “schemi patriarcali del tutto inaccettabili” alla scelta della compagna di incontrare l’ex o di scegliere per se stessa, mette in atto “comportamenti mortificanti e vessatori tesi a ‘emendare’ i difetti della persona offesa” tanto da renderla spesso insicura, ma in particolare – per i giudici – “la violenza soprattutto verbale, ma a volte anche fisica, non è un caso, ma un registro comunicativo proprio del Caffo come è emerso fin dall’inizio, ogni volta che la parte offesa si poneva in contrasto con lui o in contrapposizione”.
