Roma, 5 mar. (Adnkronos) – “Un greatest hits del trumpismo”. Filippo Sensi, senatore Pd e già portavoce di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni a palazzo Chigi, dà questo titolo alla performance di The Donald ieri al Congresso dal punto di vista comunicativo. “E’ stata un’occasione che lui voleva giocare come fosse un vero e proprio State of the Union, ma in realtà -dice all’Adnkronos- è stata piuttosto degli highlights, una compilation del trumpismo, con i tutti i suoi tic e le sue strampalate battaglia, dalla Groenlandia a Panama, sia per i messaggi più robusti”.
Ma, osserva Sensi, l’aver scelto come platea quella del Congresso è stato un calcolo sbagliato per Trump: non un one man show come è stato finora, ma ha dato, per la prima volta, un palcoscenico ai Democratici. “Mi ha colpito che di fatto scegliendo il Congresso come platea, è stata la prima vera occasione in cui l’opposizione democratica ha ripreso voce. In queste settimane, l’opposizione era un po’ sparita, scomparsa dai radar. Al massimo si era vista in improvvisati comizi di piazza quando ci sono stati licenziamenti per Usaid o del personale delle Agenzie. Per la prima volta ha dato un palcoscenico alla minoranza per una opposizione con i cartelli in aula per dirgli che mente, i cartelli contro Musk e così via. Ha mal calcolato” la scena “perché invece di esserci soltanto lui, ha ceduto spazio comunicativo anche all’opposizione”.
E c’è un ultimo aspetto che “mi ha colpito e non riguarda Trump – aggiunge Sensi-. Quello della contestazione del congressman del Texas”, Al Green che ha interrotto il discorso di Trump ed è stato fatto uscire dall’aula. “Mi ha molto colpito che i parlamentari della maggioranza gli urlassero contro ‘Usa, Usa’. Che opponessero alle ragioni, ancorché gridate di un parlamentare dell’opposizione, una pioggia di ‘Usa, Usa’. Quasi a suggerire una fusione a caldo tra trumpismo e Stati Uniti e in qualche modo perimetrando l’opposizione fuori l’America, fuori gli Stati Uniti. Era una palizzata, un muro acustico come una metafora dei muri di isolazionismo, che è la vera cifra di questo nuovo Trump. Così come c’è l’Oceano tra l’America di Trump e l’Europa, l’Ucraina e i guai del mondo, c’è un muro tra l’America che lui incarna e chi è fuori da questo muro, come tutti i suoi nemici, a partire dai Democratici”.

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