(Adnkronos) – Che di omicidio si trattasse lo ha reso ben noto la Procura di Trieste lo scorso lunedì quando ha parlato della necessità di una “profonda rivalutazione dell’intero procedimento” dopo il deposito dell’autopsia le cui conclusioni – raccolte in due pagine – sono perentorie. La morte di Liliana Resinovich “è da collocarsi in via di elevatissima probabilità nella mattinata del 14 dicembre 2021” ed “è molto probabile che il corpo sia sempre rimasto nello stesso luogo in cui è stato ritrovato. Ciò è suffragato dalle evidenze scientifiche e dall’assenza di elementi indicativi di permanenza in altro luogo”. La causa di morte “è da ricondursi a una asfissia meccanica esterna (tecnicamente soffocazione, esterna diretta) contestuale o immediatamente successiva all’applicazione di lesività di natura contusiva (afferramenti, urti, compressioni, pugni, graffi) certamente al capo, alla mano destra e molto probabilmente ad altre sedi del corpo (torace e arti)”.
In parole semplici è stata prima picchiata e poi soffocata. “Le indagini microscopiche hanno rivelato che le contusioni indagabili hanno un’epoca di produzione molto prossima alla morte”. L’ipotesi che tali ferite possano essere attribuite “ad un evento accidentale risulta tecnicamente non prospettabile, delineando uno scenario in cui essi possono trovare una concreta e plausibile spiegazione tecnica solamente con l’avvenuto intervento di una terza persona. Non vi sono elementi tecnico scientifici che supportino l’ipotesi del suicidio”. Le evidenze “convergono a delineare uno scenario in cui solo una dinamica omicidiaria estrinsecatasi a mezzo di soffocazione esterna diretta trova concreta motivazione tecnica”, scrivono i medici legali Cristina Cattaneo, Stefano Vanin, Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone.
E per risolvere il delitto gli esperti indicano alla Procura una strada precisa e percorribile. “Dagli esami esperiti sono emersi elementi piliferi (dagli indumenti, dai sacchetti che avvolgevano il capo e dai peli pubici della vittima) per cui si suggeriscono approfondimenti genetici a mezzo di nuove tecnologie di sequenziamento ultramassivo (Ngs) nell’ottica della ricerca di terze persone coinvolte. Analogo suggerimento viene esteso per l’analisi di tutti gli estratti ancora esistenti delle indagini genetiche già effettuate ritenuti pertinenti nonché per le formazioni pilifere già precedentemente campionate dalla Polizia scientifica”.
