L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco
Giorgia Meloni ha provato ancora una volta a riscrivere le regole dell’economia con una narrazione tanto rassicurante quanto fuorviante. Secondo lei, l’aumento della pressione fiscale non sarebbe dovuto a un incremento delle tasse, ma al fatto che più persone lavorano e quindi pagano più imposte. Un ragionamento che suona bene, peccato che sia semplicemente falso.
Se fosse davvero così, l’aumento dell’occupazione avrebbe dovuto portare a un equilibrio tra entrate fiscali e crescita economica. Ma non è questo il caso. Il problema è che in Italia il gettito fiscale cresce molto più rapidamente del pil, segno che le tasse aumentano, eccome. Meloni gioca con i numeri, ma i numeri non giocano con lei: la pressione fiscale cresce perché il governo preleva più soldi dai cittadini, punto.
La verità che Meloni non dice
Ci sono tre ragioni principali per cui la pressione fiscale sta aumentando, e nessuna di queste ha a che fare con una presunta crescita economica derivante dall’occupazione. La prima è il fiscal drag, un fenomeno che si verifica quando l’inflazione fa salire i salari nominali senza che vengano adeguati gli scaglioni irpef. In questo modo, milioni di lavoratori si ritrovano a pagare più tasse senza che il loro potere d’acquisto aumenti davvero. Questo meccanismo ha garantito alle casse dello stato un extra di ben 12 miliardi di euro senza che il governo dovesse nemmeno sporcarsi le mani con una nuova legge di bilancio.
Un’altra causa dell’aumento della pressione fiscale è l’aumento delle imposte indirette e delle accise. Mentre si raccontava la storia del “taglio delle accise”, il governo aumentava il prelievo su carburanti e tabacchi, facendo lievitare la pressione fiscale senza dover annunciare nuove tasse. In altre parole, ci si lamentava del costo della benzina quando si era all’opposizione, e una volta al governo si è deciso di fare cassa sulla pelle degli automobilisti.
Infine, c’è la questione della qualità dell’occupazione. Il governo sbandiera il record di occupati, ma il dato che non si dice è che molti di questi nuovi lavoratori sono precari, pagati poco e senza prospettive. Se aumentano gli occupati ma il pil cresce poco, significa che il sistema sta producendo lavoratori sfruttati che contribuiscono alle entrate fiscali senza creare vera crescita economica. Il risultato è che lo stato incassa più tasse, ma i cittadini restano sempre più poveri.
La contraddizione di Meloni e il genio di Lollobrigida
Se davvero fosse come dice Meloni, oggi l’Italia dovrebbe avere una pressione fiscale fuori controllo, visto che l’occupazione è cresciuta. Ma la verità è che il governo ha aumentato il peso fiscale in modo subdolo, facendo pagare più tasse senza dichiararlo apertamente.
E mentre gli italiani fanno i conti con bollette, inflazione e stipendi da fame, il ministro dell’agricoltura Lollobrigida ha pensato bene di affrontare un’emergenza che tocca il cuore della nazione: l’iva sulle ostriche. Perché chi se ne frega se la benzina costa una fortuna e il cuneo fiscale strangola i lavoratori, l’importante è che i miliardari possano sorseggiare champagne e mangiare ostriche risparmiando qualche centesimo. Il governo dei patrioti, d’altronde, ha sempre ben chiaro quali siano le vere priorità degli italiani.
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