Il recente incontro alla Casa Bianca tenutosi tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il vicepresidente James David Vance e il presidente dell’Ucraina Volodymir Zelenskyj è stato grottesco: mai nella storia della diplomazia si è visto un trattamento tale a un Capo di Stato ospite. E ciò che lascia in noi cittadini è la inquietante sensazione dell’orizzonte di un nuovo modo di comunicazione politica, di cui George Orwell ci aveva avvisato già molti anni fa.
1984 è il romanzo distopico per eccellenza che descrive un mondo spartito tra regimi totalitari che non lasciano alcuna via di fuga all’individuo. Lo Stato dell’Oceania in particolare è governato dal Partito Unico con a capo “The Big Brother”, in italiano Il Grande Fratello. Nei palazzi di governo si sa bene che, per tenere a bada la plebe, è necessario operare sulla cultura e sul pensiero. Nasce così il “Double Think”, in italiano reso come il Bispensiero. Per capire bene di cosa si tratta, cito direttamente le parole con cui lo descrive Orwell:
“sapere e non sapere, credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciavano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullano a vicenda, sapendole contradditorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale proprio nell’atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito Unico l’unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all’occorrenza, essere pronti a richiamare alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo.”
Durante le trattive con il governo russo, 10 giorni prima del vertice, Trump si scaglia contro colui che dovrebbe essere il suo alleato. Zelenskyj è, per il presidente americano, un “dittatore non eletto”, un “comico mediocre” che ha trascinato il suo popolo in “una guerra che non avrebbe mai potuto vincere”. Aggiunge: “È molto basso nei sondaggi ucraini ed è stato bravo solo a suonare Biden come un violino”. Parole molto dure.
Il 27 febbraio un giornalista chiede a Trump se considera Zelenskyj un dittatore. Risponde: “L’ho detto io? Non ci posso credere.” Demenza senile? Bipolarità? Non era Biden il vecchio rimbambito? Nulla di questo perché il giorno seguente, nella conferenza stampa pre-vertice, il presidente americano tuona nuovamente contro la sua controparte ucraina: “Non sei nella posizione di dirci cosa fare, non hai le carte in mano”, “Non stai affatto mostrando rispetto e gratitudine” e “Stai giocando con la Terza Guerra Mondiale”. Situazione così sconcertante che Oksana Markarova, ambasciatrice ucraina negli States, chiude gli occhi, abbassa la testa e si mette le mani sulla faccia.
Questo fenomeno non è isolato e non si limita alla sola figura di Trump. Accade ad esempio con il nostro governo, che proprio dopo la conferenza, non è in grado di prendere una posizione netta creando un clima di ambiguità e di contraddizione tra le stesse forze governative. Più il tempo passa, più sarà semplice per chi sta in alto prendere in giro chi sta in basso. A noi poveri cittadini rimane la ricerca degli anticorpi.
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