Caltanissetta, 10 mar. (Adnkronos) – “Il dottor Valerio Blengini voleva capire a che tipo di indagine fosse sottoposto il colonnello Giuseppe D’Agata. Io gli ripetei che mi stava mettendo in imbarazzo, perché non potevo riferirgli i particolari dell’inchiesta. Poi scopro che è stato avvertito e che gli hanno addirittura parlato dell’incontro con il Questore, quindi…”. Così, nel corso del controesame, il Questore di Milano Bruno Megale, al processo a carico dell’ex Presidente degli industriali siciliani Antonello Montante a Caltanissetta. Secondo il Questore di Milano, l’ex dirigente dell’Aisi, Valerio Blengini, nel 2016, gli chiese notizia dell’inchiesta sul colonnello Giuseppe D’Agata nell’ambito del procedimento a carico del ‘cerchio magico’ di Montante.
“Mi disse che D’Agata doveva rivestire a breve un incarico di prestigio ma non mi disse quale, un incarico importante in Sicilia”, spiega ancora Megale, sentito come teste. Alla domande dell’avvocato Giuseppe Panepinto, legale di Antonello Montante, se i servizi segreti debbano sapere se ci sono delle indagini su un “soggetto attenzionato”, “in vista di un incarico delicato” o se è una “circostanza anomala” il Questore Megale replica: “Non esiste un dovere di rapportarsi ma c’è una buona prassi istituzionale”.
“Ma l’imbarazzo era legato al fatto che mi fosse venuto a chiedere notizie riservate di indagini, voleva capire cosa c’era di concreto sul dottor D’Agata, quali elementi di gravità ci fossero perché dovevano dargli questo incarico importante”, dice Megale. “Poi ho scoperto che questi è stato avvertito e gli hanno parlato dell’incontro con il questore, quindi… Questo ha rafforzato il io proposito di parlare con le autorità giudiziarie”.
