L’ editoriale del Direttore dell’ Eco di Milano e Provincia Roberto Fronzuti
Le notizie che ci giungono, quotidia namente, dalle case di riposo (RSA) dovrebbero preoccupare tutti noi, direttamente o indirettamente; si muore per avvelenamento del cibo e per prolungate violenze.
Dovremmo avere una preoccupazione per come vanno le cose, per il fatto che la stragrande maggioranza di noi cittadini, con tutta probabilità, finirà i propri giorni in una RSA. Indirettamente, la questione ci riguarda per un senso di giustizia, nei confronti di persone molto anziane, abbandonate dai familiari e maltrattate dagli addetti alle case di riposo.È di questi giorni una notizia proveniente dalla Toscana: tre anziani sono morti per avvelenamento, per aver mangiato cibi avariati; e molti altri “ospiti” sono rimasti intossicati. È terribile! Pensiamo a quali schifezze danno in pasto ai nostri anziani. Dopo una vita di lavoro, è triste pensare che si possa andare incontro all’annullamento dell’essere umano.
Sempre di questi giorni è la notizia di una RSA dove i cosiddetti ospiti, venivano colpiti con calci, cazzotti, schiaffi e si vedevano strappati i capelli, fra mille sofferenze. Per punizione li chiudevano in isolamento; tolto il campanello per le chiamate e lasciati negli escrementi, senza pulirli.
I fatti si sono verificati nella casa di riposo di Dizzasco ed emersi solo per il coraggio di Pasquale Moretti che ha denunciato la situazione alle autorità. Tutto sarebbe continuato nel tempo senza la presa di posizione del Moretti, dipendente della struttura, che si è visto non rinnovato il contratto e messo alla porta; come da copione, è la punizione che spetta a chi rompe il muro di omertà. Abbiamo citato solo due episodi, di una lunga lista.
Purtroppo, la cosiddetta civiltà, l’atroce abitudine di depositare gli anziani nelle RSA, come se si trattasse di panni vecchi e non delle persone che ci hanno messo al mondo e fatto sacrifici per crescerci e farci studiare. Può essere necessario ricoverare un familiare in una RSA, quando la parte medico assistenziale è prevalente, rispetto alle normali necessità di vita quotidiana. Ma ai nostri giorni, per la maggior parte delle famiglie non è così; l’anziano è un fastidio e bisogna scaricarlo in una casa di riposo anche quando è autosufficiente, autonomo in tutto e per tutto. I figli li allontanano per fare i propri comodi e prendersi la casa. E così si condanna una persona a non vivere più, lontano dal proprio quartiere, dagli affetti e dagli amici. Si portano i propri familiari a morire. Sì, perché le case di riposo, quasi sempre, sono i luoghi dove si aspetta di morire; costretti in strutture spesso prive di attività culturali e ricreative; gli unici avvenimenti che scandiscono la giornata nella RSA sono le consegne dei pasti, tre volte al giorno.
Molte case hanno al loro interno una cappella, dove si celebrano anche i funerali. Ai nostri giorni è cambiato il modo di morire; i più non vogliono avere familiari in casa per l’ultimo saluto. E allora la morte viene esternalizzata; tutto deve svolgersi fuori. Ed è così che le nuove generazioni non realizzano il vero senso della vita, vivendo lontani dalla realtà, crescendo nella fragilità e crollando da adulti, quando si comprende qual è il ciclo della nostra esistenza. È una realtà difficile da accettare per chi, come il sottoscritto, proviene da una civiltà rurale e contadina, dove non si conosceva la parola ospizio e il nonno era il capofamiglia.
Il fatto è che le case di riposo sono un grosso affare. Anni Azzuri (una delle migliori RSA) è un grande gruppo che conta oltre 200 strutture, fra Italia e Germania. Gli anziani sono un affare per chi li gestisce, ma tutto questo è molto triste!
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