Di Antonio Corvino 

Nel tempo attuale, tra le derive autoritarie, si moltiplicano le guerre e ovunque popoli e persone vengono violate, mentre trionfano atteggiamenti estremi e volubili sentimenti. E tutto appare normale.

In questo modo si annuncia il medio evo della post contemporaneità in un quadro distopico in cui non solo gli androidi ma anche gli umani probabilmente sogneranno pecore elettriche.
Le cronache del primo medioevo ci hanno raccontato di uomini e donne visceralmente passionali, capaci di piangere e di ridere al di là di ogni pudore e di ogni ritegno o freno inibitorio.

Sentimenti estremi e passioni vorticose non conoscevano barriere o filtri di alcun genere. Amore e odio, dedizione e vendetta, rabbia e rassegnazione, entusiasmo e depressione, prodigalità e avarizia non conoscevano punti di intersezione.Uomini potenti e popolani oscillavano tra un estremo e l’altro come su un trapezio.

Gli animi erano privi di qualsiasi schermatura e le emozioni ignoravano qualsivoglia mediazione. Re, imperatori, feudatari, signori passavano, senza batter ciglio, dall’esaltazione alla negazione, dal riso alle lacrime, dalla serenità mistica all’ira feroce, dalla magnanimità alla crudeltà.Non di rado gli opposti sentimenti si scaricavano sulla medesima persona.Pier delle Vigne, il cui onore dovette attendere Dante per un postumo riscatto, fu oggetto della stima incondizionata di Federico Secondo e del suo incontenibile odio anche.

In lui il Sovrano più illuminato del Medio Evo, quello che pensò un futuro di pace, bellezza, grandezza, prosperità ed integrazione per l’Europa Mediterranea, ripose le sue aspirazioni.A lui affidò le sorti del regno. A lui delegò la redazione delle Costitutiones che avrebbe promulgato dal suo castello di Melfi. Poi, per un sospetto mai divenuto prova, lo fece oggetto del suo furore, camminandogli le punizioni più estreme. Una violenza inaudita si scaricò sul povero dignitario, imprigionato nelle segrete più oscure, accecato e portato alla morte suicida e, finalmente, liberatrice…

E che dire di Carlo Primo d’Angiò che non si fece scrupolo di decapitare il quattordicenne Corradino, ultimo erede di Federico, sulla piazza del Mercato a Napoli, capitale del regno ormai conquistato con il beneplacito e la interessata complicità del Papa di Roma preoccupato di restare intrappolato nella tenaglia degli Svevi con il regno di Napoli e di Sicilia a Sud e il Sacro Romano Impero a Nord. E tanto, nonostante la sconfitta degli Hohenstaufen fosse ormai totale e definitiva e l’epopea federiciana completamente chiusa, finita.
L’assenza di ogni freno inibitorio produsse i suoi effetti ben oltre il Medio Evo.

Essa continuò in pieno Rinascimento.
I Borgia ed i Signori delle città-stato, dei principati, ducati e gran ducati, i papi stessi, si produssero in efferati delitti e amori senza freni tra l’indifferenza o addirittura la partecipazione entusiasta del popolo che in quelli riscattava le proprie frustrazioni e, in massa, si assiepava ad assistere alle esecuzioni, si trattasse dei roghi della Santa Inquisizione o dei patiboli per omicidi, spergiuri, magare e fattucchiere.
É con l’epoca moderna che l’animo umano imparò a proteggersi dagli eccessi con il filtro della ragione che rivelò agli uomini la possibilità di prevalere sulle cieche passioni mentre sentimenti, azioni e reazioni trovarono i necessari filtri.

Sarebbe poi arrivato Freud a spiegare i comportamenti umani. Gli uomini intanto avevano accumulato un consistente bagaglio di freni, pudori e vergogne, buon senso e capacità di comprendere. Il filtro di sentimenti e comportamenti era divenuto prerogativa dell’anima individuale prima che frutto delle convenzioni sociali, della giustizia, dell’etica e della morale laica o religiosa.
La società stessa nel suo complesso si diede delle regole, si dotò di istanze istituzionali e di tribunali, per valutare, decidere, giudicare laddove in precedenza era l’estemporaneo giudizio del signore a decidere il destino degli individui e di tutti interi i popoli.
Nell’era storica moderna i sentimenti estremi rimasero appannaggio di quanti si ponevano ai margini della società o in contrapposizione ad essa rompendone gli equilibri e compromettendone l’ordinato procedere con delitti individuali o con rivolte e rivoluzioni collettive.

Agli artisti ed intellettuali apparteneva invece, per la loro capacità di sentire e vedere, analizzare e proiettare, scavare ed immaginare, la facoltà di andare oltre le consuetudini e spostare in là gli orizzonti. Così nacquero i grandi capolavori ed i grandi movimenti, le opinioni pubbliche ed anche le contemporanee costituzioni incentrate sul perseguimento della felicità combinata di popoli ed individui. Presero forma gli Stati moderni, si affermò la separazione dei poteri, si consolidarono le simmetrie di rappresentanza istituzionale, si imposero le garanzie individuali e collettive e si costruirono le istanze sovranazionali a ciò deputate.
A livello personale, piangere e ridere senza inibizioni divennero manifestazioni intime, mantenute entro i confini del pudore se non della gelosia. Anche i potenti impararono la riservatezza e smisero di esibire la loro vita privata e di ritenersi legibus soluti.
La società contemporanea, a sua volta, divenne più attenta ad un ordinato procedere.

A partire dal secondo novecento il vaglio della ragione divenne ancor più severo per evitare ogni ricaduta nelle aberrazioni delle dittature, delle guerre e dei genocidi. Qualcosa si perse in termini di immediatezza, spesso prevalse addirittura il conformismo e la rigida affermazione di regole e principi, ma molto si acquisì in termini di certezze contro ogni delittuoso deragliamento.
Segnatamente in Occidente, dove la democrazia aveva finalmente raggiunto una qualche compiutezza, la capacità critica , ormai ben radicata, fu in condizione di contrastare ogni eccesso dei governi, conducendo addirittura al ribaltamento delle regole laddove queste fossero diventate oppressive.
Tra gli anni settanta ed ottanta del secolo ventesimo esplose la stagione della liberazione da ogni retaggio e tabù che imbrigliavano o addirittura impedivano l’esercizio della piena libertà individuale e collettiva.

Nacquero i grandi movimenti, le aggregazioni sociali e le visioni culturali tese ad abbattere muri di ogni tipo.
La stampa indipendente divenne un baluardo di libertà.Come sempre gli artisti custodivano in sé le pulsioni profonde.La letteratura e l’arte, la musica e la poesia avrebbero dato forma ai turbamenti più profondi ed avrebbero anticipato il futuro radicandolo nel passato ed ancorandolo nel presente o addirittura proiettandolo verso il futuro, immaginandolo e annunciandolo anzi tempo.

È il nuovo secolo, il ventunesimo secolo dell’era volgare, ad aver interrotto, a ben osservare, la corsa verso un avvenire in linea con le istanze di liberazione in precedenza conquistate.
Ai percorsi della ragione si sono andati sostituendo i rigurgiti primitivi come se il mondo fosse tornato ad essere nuovamente una giungla.
La corsa dei ricchi ad accaparrarsi il potere dominando i popoli e costringendoli entro il recinto delle proprie volontà o manie, prevale oggi rispetto alle promesse postbelliche di non ricadere mai più nei vecchi errori. E tutto questo, procurando un generale impoverimento dell’umanità, dopo averla illusa con la prospettiva del villaggio globale e l’azzeramento delle ideologie che, dal canto loro, non erano riuscite a sconfiggere differenze, fame e povertà.

Il governo del mondo è divenuto appannaggio della speculazione e quanti la controllano attraggono a sé il popolo spaurito in cerca di protezione.
Allo Stato sociale si va sostituendo gradualmente, quanto inesorabilmente, lo Stato assistenziale.
In esso le pulsioni estreme mettono, come nel primo medioevo, magnati, oligarchi e governanti, al riparo dalle conseguenze dei loro atti, genocidi e delitti compresi, in ossequio alle teorie dell’uomo superiore formulate dallo studente Raskolnikov.La gente segue speranzosa, immaginando anche per sé impunità e desideri estremi alla stregua dei suoi eroi.

Ragione e pensiero vengono di nuovo relegati ai margini del consorzio umano, se non cancellati, ed a ciascuno viene data l’illusione di potersi ritagliare la propria vita come più e meglio gli aggrada.A ben guadare, non è un caso che il ventunesimo secolo non abbia prodotto grandi movimenti, anzi li hanegati. Anche nel campo dell’arte si è diffusa una sorta di spaesamento che tuttora impedisce di sperimentare sentieri che possano condurre a nuove strade maestre.Il mondo è orfano della capacità profetica di intellettuali e scrittori, poeti e musicisti, artisti e mistici laici o religiosi. Tutti sono stati sostituiti da epigoni dell’effimero che ammanniscono intrattenimenti vuoti e pruriginosi passatempi che blandiscono ignoranza, istinti primitivi e aspirazioni di emulare l’altrui onnipotenza.
Il nuovo tempo procede, di conseguenza, tra sobbalzi ed inquietudini, conati e rigurgiti, tentazioni revansciste e paure reazionarie.

A differenza del primo novecento in cui Proust dettava i temi della società in divenire, Freud svelava l’animo umano, Kandinskij e Picasso rappresentavano i sogni e le passioni, Stravinskij e Čajkovskij davano voce alle sonorità dell’anima in sintonia con l’universo, il secolo attuale ha iniziato la sua navigazione senza una bussola che indichi il nord.Il potere rifiuta ogni controllo e mina i presupposti stessi della strumentazione culturale, democratica, giuridica, istituzionale che avevano segnato, a livello nazionale e sovra nazionale, l’avvento della civiltà contemporanea.

Le prevaricazioni del potere da un lato e la degenerazione edonistica della componente umana dall’altro, sono le discriminanti della nuova realtà.
Le regole democratiche vengono messe in discussione se non deliberatamente violate con narrazioni aberranti. I nuovi governanti ne disconoscono platealmente il senso e la funzione in favore di un’investitura che afferma l’inutilità di ogni intermediazione sociale, istituzionale, giuridica o semplicemente legale.

Tutto viene ricondotto al rapporto diretto tra sudditi e sovrano e questi rivendica il diritto, oltre che la volontà, di assommare in sé ogni potere, compreso quello di guidare, punire e graziare. Al popolo, in contropartita, viene assicurata la prospettiva di essere risarcito del lavoro svuotato, se non cancellato o reso inutile dalla soverchiante concentrazione della ricchezza di oligarchi o magnati che controllano le tecnologie più invadenti e si muovono come gli antichi feudatari o i signori rinascimentali.

Conta ormai l’uso della forza quale leva per accaparrarsi il controllo di un paese o del mondo.La stessa distinzione tra visione progressista e deriva reazionaria sfugge alla comprensione. I confini sono talmente misconosciuti da essere inesistenti.Anche l’idea di democrazia, intesa nel senso antico, quale forma di governo scelto dal popolo per la propria libertà, benessere e felicità, si è dissolta. Prevale la convinzione che libertà, benessere e felicità, ridotte a prerogative individuali estranee ad ogni istanza collettiva, sono perseguibili solo con le dittature o i governi dal piglio sovranista.
Ne esce vincente chi manifesta comportamenti e decisioni frutto di prepotenze gratuite rispetto a quanti si ostinano a usare il setaccio della ragione, le regole e magari le lentezze istituzionali ed anche le loro intrinseche imperfezioni.

E quindi che fare?

Rassegnarsi alla prevaricazione? Cedere alle pulsioni della forza ed alle lusinghe della ricchezza? O schierarsi con l’altra faccia dell’umanità, quella piagata e piegata, che ha bisogno di tempo e pazienza per ritrovarsi e la cui fragilità è divenuta, essa stessa, l’alibi perfetto per la supremazia della soluzione autoritaria?La democrazia, la libertà, il progresso e l’integrazione sono concetti che non entusiasmano i protagonisti del contemporaneo medio evo. La intrinseca vulnerabilità della speculazione priva del potere statuale emergerebbe infatti senza rimedio. Meglio dunque i nuovi imperi, magari benedetti da dio per il tramite di sacerdoti ossequianti.

Nell’era del medio evo post contemporaneo un dittatore vale più di un presidente così come un regno attrae più di una semplice comunità di eguali.
Dunque? Non resta che rassegnarsi?
É enorme la distanza tra le promesse post belliche del ventesimo secolo e la realtà deviata del primo quarto del secolo attuale, così come sono abissali le differenze tra Gorbacev e Putin, tra Obama e Trump. Tra i rappresentanti istituzionali del passato appena trascorso ed i governanti attuali.
E torna la domanda se l’opzione del disarmo, immaginata e praticata nel ventesimo secolo, abbia ancora senso oggi.

Per rispondere a tale quesito, diventa cruciale e propedeutico affrontare un’altra questione: come arginare la metastasi dell’iper capitalismo che ha contaminato il mondo odierno? Tutto il mondo.Saprà l’Europa resistere alla tentazione della omologazione ed affermarsi come l’ultimo baluardo della democrazia, inventata dai Greci, codificata da Tocqueville, rivendicata dall’illuminismo e dalle rivoluzioni moderne nonché praticata sin qui da Popoli e Stati ed oggi sotto scacco?
Lo farà affermando la rivoluzione del disarmo o inseguirà l’obiettivo di diventare essa pure una testa del cerbero ringhiante?

Di sicuro l’opzione del disarmo, ammesso che vi sia ancora il tempo e la volontà di invertire la rotta, dovrà procedere di pari passo con la lotta alla speculazione finanziaria ed alla concentrazione della ricchezza necessaria a bloccare la metastasi dell’iper capitalismo. Essa dovrà altresì avanzare in uno con la difesa della libertà di popoli ed individui affermando il primato dell’intelligenza sulla cecità, della integrazione sull’isolazionismo, del diritto sulla sopraffazione. E questo in Palestina ed in Africa, in Ucraina e nei Paesi baltici, in Sud America ed in Canada o in Groenlandia, a Panama, a Taiwan e nel Mar Cinese Meridionale.

Un cerbero a quattro teste che faccia strame del mondo sarebbe una sconfitta universale senza possibilità di tornare indietro. È il caso di far propria l’invocazione di Laocoonte di fronte al dono-minaccia di Odisseo…Timeo danaos et dona ferentes…sperando che l’Europa l’ascolti.Non saranno gli armamenti ad assolvere il vecchio Continente e l’Occidente tutto intero dalle grandi colpe collettive che hanno creato il brodo di coltura in sui sono cresciute le derive sovraniste nel cuore delle democrazie.

 

pH creata con IA

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