Palermo, 11 mar. (Adnkronos) – I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Trapani-Sezione Misure di Prevenzione nei confronti, in particolare, di uno dei principali fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Il sequestro è stato disposto all’esito di un procedimento di prevenzione avviato all’indomani della cattura del latitante su delega della locale Procura della Repubblica – D.D.A. Gli accertamenti, nello specifico, sono stati finalizzati a ricostruire il profilo patrimoniale dell’uomo, già condannato, in via definitiva, alla pena di 9 anni e 2 mesi di reclusione, e del relativo nucleo familiare, nonché a tracciare possibili flussi di denaro diretti a finanziare la latitanza del boss di Cosa nostra.
In questo contesto è stato possibile individuare numerosi bonifici e assegni emessi a favore di una delle persone più vicine a Messina Denaro, indice di una concreta attività di sostegno assicurata attraverso la messa a disposizione di ingenti somme di denaro. Pertanto, il Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione, in accordo con le ricostruzioni dei finanzieri e condividendo quanto prospettato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nel ravvisare una situazione di evidente sperequazione tra fonti di reddito e impieghi, ha disposto il sequestro di: 2 società operanti nel settore della coltivazione, lavorazione e conservazione di frutti oleosi, frutta e ortaggi, ubicate entrambe a Campobello di Mazara (TP), 7 immobili (appartamenti e terreni), localizzati a Campobello di Mazara (TP) e Castelvetrano (TP), 3 rapporti bancari e un autoveicolo, per un valore complessivo stimato in oltre 3 milioni di euro.
“Il servizio testimonia ancora una volta l’azione che la Guardia di finanza svolge, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, a contrasto dei patrimoni di origine illecita con la duplice finalità di disarticolare in maniera radicale le organizzazioni criminali mediante l’aggressione delle ricchezze illecitamente accumulate e di liberare l’economia legale da indebite infiltrazioni della criminalità, consentendo agli imprenditori onesti di operare in regime di leale concorrenza”, dicono le Fiamme gialle.

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