Roma, 12 mar. (Adnkronos Salute) – Il nuovo farmaco “permette ai medici e ai pazienti di avere una nuova arma con la quale è possibile bloccare la malattia di Crohn”. I due studi che hanno portato all’approvazione di mirikizumab, il Vivid 1 e Vivid 2 “dimostrano prima di tutto che questo farmaco è efficace, che è superiore rispetto al placebo nell’induzione e poi nel mantenimento della remissione clinica e della risposta endoscopica a lungo termine, migliorando la qualità della vita dei pazienti”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Silvio Danese, direttore dell’Unità di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Irccs Ospedale San Raffaele e professore ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele commentando l’approvazione, da parte della Commissione europea, di mirikizumab, un anticorpo monoclonale che blocca selettivamente l’interleuchina 23, per il trattamento della malattia di Crohn. Questa è un patologia “infiammatoria cronica dell’intestino che colpisce tutto il tratto gastrointestinale – chiarisce – ed è fondamentale riconoscerla presto per poter iniziare i trattamenti più efficaci: prima si interviene”, infatti “prima si previene la progressione di malattia”.
Bisogna ricordare che “negli studi clinici registrativi il mirikizumab – sottolinea Danese – è stato utilizzato non soltanto nei pazienti naïve”, quindi mai trattati, “ma anche nei pazienti che hanno fallito più linee di trattamento. Questo è un aspetto molto importante, visto che oggi abbiamo pazienti che definiamo difficili da trattare, che hanno fallito tutte le terapie”. In questi casi, “farmaci come questo sono sicuramente benvenuti”.

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