L’ analisi del Direttore Responsabile Daniela Piesco 

Alla Provincia di Benevento si consuma, sotto gli occhi sempre più disincantati dei cittadini, un dramma politico che somiglia più a una resa dei conti che a un fisiologico assestamento. L’azzeramento delle deleghe da parte del presidente Nino Lombardi è solo l’ultimo atto, simbolico e disperato, di un governo ormai senza bussola e senza maggioranza. Ma in questa vicenda, fatta di silenzi assordanti e comunicati al vetriolo, c’è molto più di una semplice frizione tra alleati: c’è il crollo definitivo di una visione, il fallimento di un modello di potere che ha vissuto troppo a lungo di rendita.

Lombardi ha parlato di “ragioni di opportunità politica”. Un eufemismo che copre a malapena la verità: il castello mastelliano sta crollando. E Forza Italia, che fino a ieri ha accettato un ruolo marginale in nome della coalizione, ha deciso di sfilarsi con un gesto chirurgico, ma politicamente fragoroso. Rubano, Fuschini e Iachetta non hanno usato giri di parole: se non c’è condivisione, non ci sarà complicità. Niente poltrone, niente deleghe, niente vicepresidenze. Basta con il teatrino delle intese a metà e dei bilanci chiusi nei cassetti. O si cambia davvero, o si resta all’opposizione. E, stavolta, per davvero.

Ma attenzione a sottovalutare la mossa di Forza Italia. Non è una fuga, è una strategia. Una mossa studiata per rientrare dalla porta principale, con condizioni precise e un’agenda politica definita. Il partito azzurro vuole diventare ago della bilancia, non semplice comparsa. E soprattutto vuole sganciarsi da un’amministrazione percepita sempre più come opaca, autoreferenziale, distante dal territorio. Rubano lancia il guanto: meno spese legali, più trasparenza, una gestione nuova dei fondi per la viabilità. Un messaggio chiaro: non siamo qui per assistere, ma per decidere.

Nel frattempo, il Partito Democratico osserva e tesse. Non urla, ma agisce. La proposta di convocare l’Assemblea dei Sindaci è un colpo intelligente, che va dritto al cuore del problema: la legittimità politica del governo provinciale. Se non c’è più una maggioranza, allora si rimetta tutto nelle mani dei sindaci. Una mossa che mette in crisi il fronte avversario e accredita il PD come unica forza coesa, stabile, credibile. E in fondo, dietro i sorrisi istituzionali, c’è l’ombra di un’idea: una nuova maggioranza, magari trasversale, che metta insieme pezzi delusi del centrodestra e civici inquieti. Una rivoluzione silenziosa.

Il futuro, ora, è una partita tutta aperta. C’è chi sogna una ricomposizione interna, ma i margini si assottigliano ogni giorno. Le ferite sono profonde, e senza un gesto politico forte, difficilmente si ricuciranno. C’è chi lavora a un governo di scopo, un’alleanza civica che affronti le vere priorità del territorio – viabilità, scuole, bilancio – lasciando da parte le bandiere. Un esperimento inedito, ma forse l’unico ancora in grado di salvare il salvabile. E poi c’è l’ipotesi che nessuno nomina, ma che tutti temono: la crisi irreversibile, le dimissioni del presidente, il ritorno alle urne. Un salto nel buio, ma anche un’occasione per ripartire da zero.

Intanto, Benevento e il Sannio aspettano. Guardano la politica con crescente fastidio, con quel misto di rassegnazione e rabbia che anticipa spesso i grandi cambiamenti. È finito il tempo dei giochi di potere e dei calcoli personali. È arrivata l’ora della politica vera, quella che sa scegliere, rischiare, rispondere. Se non ora, quando?

 

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