di Paola Francesca Moretti 

Paolo Ruffini, noto soprattutto per le doti di umorista irriverente e il suo charme sul piccolo schermo, sorprende con una narrazione toccante e profonda nel suo libro “Benito, Presente!”. Con stile alquanto singolare, lo scrittore si avventura in una riflessione sull’identità, la memoria e l’importanza di un duce in erba catapultando il lettore, attraverso il protagonista principale, indietro nel tempo. Una sorta di viaggio spazio-temporale dove tutto può accadere, persino trovarsi a essere l’insegnante di Benito Mussolini.
Il racconto ruota attorno alla figura di Benito scolaretto, è possibile che Ruffini abbia voluto trascinarci in un percorso emotivo che mette in evidenza come il passato possa influenzare il presente? Oppure è da ritenersi puramente casuale qualsiasi riferimento all’attuale situazione socio-politica italiana? Come ogni elaborato scritto l’interpretazione è a discrezione di chi legge.
La scrittura dell’autore è attraente, riesce ad amalgamare elementi di umorismo con momenti di autentica fragilità creando un equilibrio che rende la lettura tanto piacevole quanto intensamente profonda.
Uno degli aspetti che caratterizzano il libro è la capacità di Ruffini di dare vita a personaggi complessi e autentici. Ogni figura che ruota attorno al piccolo Benito porta con sé una storia unica, arricchendo la narrazione e offrendo spunti di riflessione su temi universali quali la forza trasformatrice dell’amore, l’educazione, l’importanza di avere una mente aperta e del vicendevole interessamento tra le persone.
L’autore ha usato un linguaggio accessibile a una vasta platea ma non per questo povero di sfumature, capace di evocare immagini vivide senza risultare pesante. La narrazione scorre fluida e invita il lettore a immergersi completamente negli stati d’animo dei personaggi. Il ritmo narrativo varia sapientemente, alternando momenti di intensa introspezione ad avvenimenti più leggeri, quasi a voler strappare un sorriso, mantenendo così alta l’attenzione del lettore dall’inizio alla fine.
Benito, Presente! Vale la pena leggerlo.

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