(Adnkronos) – La Procura di Verbania contesta a Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini l’accusa, in concorso, di attentati alla sicurezza dei trasporti. In particolare, in più occasioni (tra l’8 e il 22 maggio 2021) Tadini (difeso dall’avvocato Marcello Perillo) “inseriva materialmente i forchettoni” – che impediscono al freno di emergenza di attivarsi – mentre la funivia era in funzione. Nerini e Perocchio (il primo difeso da Pasquale Pantano, l’altro da Andrea Da Prato e Salvatore Pino) non avrebbero vigilato e al contrario avrebbero “avallato” la condotta del capo servizio così “rafforzando” la decisione di Tadini di apporre i forchettoni, “consentendo che il servizio di pubblico trasporto fosse esercitato con il freno di emergenza disattivato”, vale a dire “in una situazione di pericolo grave e immediato per la sicurezza del pubblico trasporto, in violazione dei poteri-doveri di vigilanza e controllo a tutela”.
E’ quella scelta, ripetuta, che porta i tre a dover rispondere del “disastro”, quale “evento di danno non voluto, grave e complesso, idoneo a mettere in concreto pericolo la vita e l’integrità fisica di un numero indeterminato di persone e da cui conseguiva un esteso senso di allarme e di commozione nella collettività”. La rottura della fune traente della cabina numero 3 – prossima all’arrivo alla stazione del Mottarone -, a causa di quel forchettone viene trascinata verso valle e dopo una corsa di oltre 400 metri, sbatte contro un pilone, precipita dall’altezza di circa 17 metri e finisce la sua corsa contro un albero. In quella cabina domenica 23 maggio 2021 muoiono 14 persone, solo un bambino si salva. E di attentato alla sicurezza dei trasporti, aggravato dal disastro che ne è conseguito, devono rispondere anche Martin Leitner quale vicepresidente del Consiglio di gestione della società Leitner e consigliere delegato nel settore del trasporto a fune, e Peter Rabanser, quale dirigente del settore Assistenza clienti di Leitner e procuratore speciale per la sicurezza relativa agli impianti a fune, inclusa ogni attività di gestione, manutenzione e assistenza su tali impianti.
Tadini deve anche rispondere di falso perché tra il febbraio e il maggio 2021 non scrisse nel registro giornale “le anomalie, i problemi e gli incidenti” all’impianto ad esempio – si legge nell’avviso di conclusione indagini firmato dal sostituto procuratore Laura Carrera – non riportò “i ripetuti episodi di perdita di pressione del circuito idraulico della cabina numero 3”. Di falso risponde anche Perocchio perché quale direttore di esercizio dell’impianto Stresa-Alpino-Mottarone – è tenuto a controfirmare il registro giornale e anche lui ha attestato l’assenza di problemi sulla cabina poi precipitata. Gli altri indagati, dopo la riformulazione del capo di imputazione, escono così di scena.

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