La rassegna culturale Janara – Le streghe di Benevento, ideata da Antonio Frascadore e Nico Girolamo, inaugurata il 21 marzo, si è ufficialmente conclusa oggi, dopo aver guidato il pubblico in un viaggio affascinante fatto di storia, mito e tradizione. Tra convegni, mostre d’arte, rievocazioni del passato e presentazioni letterarie, uno degli eventi più attesi è stato l’incontro con Salvatore Esposito, noto per il ruolo di Genny Savastano in Gomorra e ormai affermatosi anche come scrittore di successo.
Dalla recitazione alla scrittura: il percorso di Salvatore Esposito
Nato a Napoli nel 1986, Esposito ha costruito una carriera solida e articolata, ottenendo ruoli di rilievo a livello internazionale, tra cui la partecipazione alla quarta stagione della serie americana Fargo. Negli ultimi anni, tuttavia, ha intrapreso un nuovo percorso artistico, affermandosi anche come autore di thriller, genere nel quale ha saputo conquistare il pubblico con trame avvincenti e cariche di tensione. Con le sue storie ha dimostrato di saper coinvolgere i lettori tanto quanto gli spettatori, riuscendo a smentire lo scetticismo di chi – come lui stesso ammette – sostiene che un attore debba limitarsi alla propria professione e non possa eccellere in altri ambiti, come la scrittura.
Esposito esordisce nel 2016 con Non volevo diventare un boss: Come ho realizzato i miei sogni grazie a Gomorra (Rizzoli), ma il vero successo arriva nel 2021 con Lo Sciamano (Sperling & Kupfer), che ne consacra il talento narrativo. Il romanzo introduce il personaggio di Christian Costa, un profiler sulle tracce di un serial killer che uccide le sue vittime attraverso rituali esoterici e macabri. L’opera ha riscosso un grande consenso, confermando il talento narrativo di Esposito e la sua abilità nel costruire storie avvincenti.
Durante l’incontro, svoltosi nella suggestiva cornice di Palazzo Paolo V, l’autore, intervistato da Manuela De Noia e Cristina Ciancio, ha raccontato la genesi del suo percorso. L’idea del primo romanzo – ha rivelato – è nata a Chicago durante le riprese di Fargo, come modo per impiegare le lunghe attese tra un ciak e l’altro. Ciò che inizialmente sembrava un semplice passatempo si è trasformato, però, in un progetto strutturato, alimentato dal desiderio di interpretare un personaggio come Costa, ruolo che l’attore sogna di portare sullo schermo.
Il legame con Benevento
Un aspetto che ha particolarmente sorpreso il pubblico è stata la rivelazione di Esposito sulle origini del suo protagonista. L’autore ha infatti confessato che Christian Costa ha radici beneventane e che, sebbene la città non venga mai esplicitamente menzionata, il suo spirito aleggia tra le pagine del romanzo attraverso riferimenti ai vicoli storici, all’atmosfera suggestiva e al suo fascino arcano.
Nel 2022, il successo del primo libro ha portato alla pubblicazione di Eclissi di Sangue, secondo capitolo della trilogia, consolidando lo stile narrativo dell’autore. Con il recente Le streghe di Lourdes, Esposito conclude la saga di Christian Costa, trascinando il lettore in un’indagine densa di tensione, tra storia, superstizioni e credenze popolari. Lourdes, da sempre simbolo di religiosità, diventa qui lo scenario di eventi inquietanti, in un contrasto che amplifica il mistero e la suspense, intrecciando sacro e profano. La narrazione, dal ritmo fluido e dallo stile cinematografico, mantiene alta la tensione e trascina il lettore in un’indagine che supera i confini del semplice thriller investigativo.
Un incontro ricco di spunti di riflessione
L’evento è stato anche un’importante occasione di confronto su tematiche più ampie. Esposito ha affrontato il tema della persecuzione storica delle streghe da parte della Chiesa, evidenziando come spesso le donne di grande intelligenza e cultura siano state bollate come complici del demonio. Ha evidenziato come la figura della strega, lungi dall’essere solo un elemento del folklore, sia stata nei secoli una rappresentazione della paura del diverso e del bisogno di controllo sociale. Spesso, le donne accusate di stregoneria erano figure eccentriche, sapienti o semplicemente indipendenti, caratteristiche che le rendevano scomode in una società patriarcale fondata su rigide strutture di potere. La caccia alle streghe, pertanto, non era solo un fenomeno superstizioso, ma un vero e proprio strumento di repressione della conoscenza femminile, che spaziava dalla medicina popolare alla filosofia eretica. Esposito ha sottolineato come questa dinamica abbia avuto ripercussioni anche in epoche più recenti, trovando nuove forme di persecuzione nelle discriminazioni di genere e nei tentativi di soffocare il libero pensiero.
Durante l’incontro, l’autore ha discusso inoltre della percezione della serie Gomorra in Italia e all’estero. Ha evidenziato come in Italia la serie sia stata spesso interpretata come una rappresentazione del male legato a un territorio specifico, mentre all’estero sia stata letta come una metafora delle dinamiche criminali universali, non circoscritte al solo contesto italiano. Il suo intervento ha stimolato una riflessione sul ruolo del cinema e della letteratura nel raccontare la realtà, evitando semplificazioni e stigmatizzazioni.
Esposito ha poi rivolto un appello alle istituzioni, criticando la tendenza a incolpare la cultura popolare – serie TV, musica rap – per la devianza giovanile, senza affrontare le vere cause del problema. “Fa più comodo dare la colpa a qualcosa di immateriale – ha dichiarato –  piuttosto che evidenziare le varie lacune delle famiglie, delle istituzioni e di chi dovrebbe occuparsi di questi ragazzi. Molti di loro non credono nel futuro, si concentrano su ciò che non hanno e smettono di sognare. Invece, bisogna aiutarli a immaginare un domani migliore, attraverso la cultura e l’educazione”.
L’attore e scrittore ha poi condiviso la sua esperienza personale, sottolineando come la sua carriera sia il frutto di determinazione e sacrifici e come la cultura abbia rappresentato per lui uno strumento di emancipazione. Ha incoraggiato i giovani a credere nelle proprie capacità e a investire nel proprio talento, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà.
Le sue parole, dense di significato, hanno suscitato un lungo applauso, suggellando il successo di un evento che ha saputo coniugare letteratura, impegno sociale e riflessione critica. Con la chiusura ufficiale della rassegna, si conclude un’edizione che ha stimolato il dibattito culturale e rafforzato il legame tra mito e contemporaneità.
A chiusura dell’incontro, le intervistatrici hanno pronunciato una frase emblematica che ha riscosso l’approvazione del pubblico: “Salvatore Esposito ci piace!“, un’affermazione che sintetizza il riconoscimento di un talento che, dal set alla pagina scritta, continua a conquistare e sorprendere.

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