Roma, 25 mar. (Adnkronos Salute) – In Italia la ricerca clinica indipendente continua ad essere in crisi, nonostante alcuni miglioramenti. Nel 2004 gli studi no profit rappresentavano il 30% del totale, mentre nel 2023 sono stati solo il 17%. Tuttavia nel 2023 gli studi indipendenti sono tornati a crescere raggiungendo quota 106 contro i 98 dell’anno precedente. Di questi, 1 su 5 riguarda nuovi possibili trattamenti anti-cancro. E’ il quadro a luci e ombre che emerge oggi in occasione del convegno nazionale ‘La valorizzazione della ricerca indipendente: opportunità, limiti e spunti operativi’. L’evento si svolge a Milano ed è stato organizzato da Ficog (Federation of Italian Cooperative Oncology Groups), insieme a Fondazione RIDE2Med.
“Stiamo assistendo ad un crollo degli studi no profit a livello globale che riguarda quasi tutti i Paesi Occidentali – afferma Evaristo Maiello, presidente Ficog – Per esempio, negli Stati Uniti questi studi si sono ridotti drasticamente, mentre fino a pochi anni fa erano uno dei fiori all’occhiello della ricerca oncologica americana. In Italia sono assolutamente necessari maggiori finanziamenti e al tempo stesso bisogna snellire le procedure burocratiche per avviarli. Persistono ancora dei vincoli legislativi e non sono riconosciute figure professionali importanti e fondamentali come gli study coordinator e gli infermieri di ricerca. Senza un’adeguata valorizzazione di nuove categorie professionali e senza un sostegno dell’industria del farmaco è difficile avviare studi scientifici. Una possibilità concreta di rilancio del settore può però arrivare dal decreto 30 novembre 2021. Il provvedimento consente la cessione dei dati, ottenuti dalle sperimentazioni indipendenti, al fine di consentire la registrazione di nuovi trattamenti oncologici”.
“Il decreto ci permette di avviare sinergie positive e più forti collaborazioni tra la ricerca profit e quella no profit – spiega Francesco Perrone, presidente Aiom, Associazione italiana di oncologia medica – Condividendo i dati scientifici raccolti si possono ottenere risorse economiche da reinvestire in altre sperimentazioni cliniche indipendenti. In questa nuova modalità di lavoro un ruolo davvero importante è quello che hanno i gruppi cooperativi di ricerca e le società scientifiche. Come Aiom abbiamo all’attivo diverse collaborazion,i tra cui un gruppo di lavoro insieme a Ficog dedicato all’uso dei Pro’s – Patient reported outcomes. Sono strumenti che consentono ai pazienti di riportare direttamente la loro esperienza in termini di qualità della vita e tossicità dei trattamenti antitumorali”.
“In Italia al momento sono già partiti degli studi clinici indipendenti che prevedono fin dall’inizio la cessione dei dati – sottolinea Maiello – Per la loro promozione è fondamentale anche l’aiuto che può arrivare dalle associazioni di pazienti soprattutto per reclutare i partecipanti allo studio. Infatti il gruppo di lavoro che abbiamo con Aiom vede anche la partecipazione della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia”.
“La ricerca può contribuire attivamente alla crescita dell’intero sistema sanitario nazionale – conclude Sergio Scaccabarozzi, vicepresidente di Fondazione RIDE2Med – Quella no profit rappresenta un volano anche economico, permettendo a ospedali ed università di valorizzare adeguatamente il proprio lavoro. Tutto ciò dipende ovviamente dalla qualità degli studi clinici portati avanti dai nostri specialisti. La ricerca scientifica italiana in oncologia è da sempre ai vertici mondiali e ci auguriamo possa continuare ad esserlo anche grazie alle nuove norme legislative”.

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