Di Adriano Pischetola

Tutto nasce da un articolo letto sull’Avvenire, edizione del 29 marzo 2025…la giornalista si chiede in questo frangente, segnato dal devastante terremoto nel Myanmar, come in altri frangenti tragici della storia umana (lo tzunami), come mai ‘Dio lo permette’ …e conclude dicendo che Dio non é lontano, tra nubi paradisiache…si è fatto dolore con chi lo vive e lo vivrà, in ogni forma, su quella croce e inoltre ..” Nell’ annichilimento che fatico a guardare, io so che il mio Dio non abbandona nessuno. E che pregare non è un inutile niente, generosa superflua aria, come pensa il mondo. ..”
Come non essere d’accordo?…eppure penso che ci possa essere una verità (e una lettura) più profonda e più istruttiva ancora…questi fenomeni, così devastanti, così distruttivi, ci rilevano quanta poca attenzione riponiamo nel rendere migliore, per quanto possibile, la nostra convivenza…E’ vero : i terremoti non sono prevedibili, ma sono invece prevedibili e programmabili forme e progetti dell’umana convivenza migliori di quelli cui siamo abituati o ormai assuefatti…non ci siamo mai o quasi mai impegnati in modo costante e tenace per rendere ambiente e territori sicuri, affidabili,…abbiamo delegato solo a procedure di pura legalità formale la verifica e il controllo dello sviluppo edilizio e la pianificazione della vita di relazione nei centri abitati…abbiamo gestito, fagocitandola, la nostra amata ‘terra’ secondo criteri di sfruttamento economico e di interessi lobbistici fortissimi, sotterranei, ma non per questo inefficaci e blandi, tutt’altro…abbiamo ignorato il bene effettivo e reale delle future generazioni che si troveranno ad ereditare solo ‘bit’ e internet, ma non depositi di cultura e di civiltà…di cui forse le generazioni di secoli passati sentivano l’urgenza di trasmettere ai posteri.
Se le visceri della terra si ‘ribellano’ di fronte a tanta indifferenza, può non essere immotivato, forse può essere un disperato richiamo del pianeta ‘malato’ (che ci ospita senza nostra particolare gratitudine e riconoscenza), tanto grave quanto la noncuranza con cui lo abbiamo riguardato, senza riservargli quelle accortezze e quella sensibilità che esso merita. L’arte del ‘prevenire’, del ‘prevedere’, dell’organizzare nel migliore dei modi possibili la nostra comune convivenza è ormai in disuso, non fa ‘storia’, sembra archiviata solo nella memoria storica di un mondo ‘umanista’ ritenuto superato rispetto a quello puramente ‘nichilista’ che segna la nostra epoca…
Rispolveriamo le coscienze prima che sia troppo tardi, prima che la ‘ribellione’ di una terra abusata, negletta, abbandonata a se stessa e sedotta deflagri in modi e forme, magari sconosciute e imprevedibili: non ci facciamo sorprendere dal nostro indifferentismo. Sarebbe come dire che poi non ci si debba meravigliare se proprio casa nostra sia divenuta invivibile e minacciosa: potremmo aver concorso noi stessi con responsabilità non emendabili a produrre questo odioso risultato. Meglio …il terremoto delle coscienze, che non quello che sconquassa le faglie della terra…

pH Pixabay senza royalty

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