Nella civiltà contadina, la produzione di beni e servizi primari, dipendeva dalla quantità dei consumatori.
Nelle famiglie normali è ancora civiltà contadina: se è certa la tua presenza a pranzo, il tuo piatto sarà pronto, servito e garantito.
In pizzeria è ancora civiltà contadina: prima ordini il tipo di pizza che vuoi comprare e dopo la mettono in produzione “personalizzata”, adattata ai tuoi gusti e ai tuoi bisogni. La produzione continua ad essere successiva e subordinata al consumo.
Invece nella civiltà post industriale, hanno capovolto e stravolto il mondo. Producono merce e riempiono magazzini senza sapere quando e a chi venderanno quei prodotti.
Il consumo finisce subordinato e adattato a forza alla produzione di beni e servizi primari, secondari e spazzatura già pronti all’uso che alla lunga si rivelano almeno al 50% socialmente, economicamente ed ecologicamente dannosi, se non letteralmente devastanti come lo è stato l’amianto, come lo sono quotidianamente migliaia di prodotti chimici dannosi e di droghe assassine che stanno facendo ammattire e mutare in bestie interi popoli.
E ultime in ordine di tempo, le case diventate ecologicamente incompatibili che ora hanno bisogno del cappotto termico, e le vecchie auto da rottamare e sostituire con quelle elettriche a bassa emissione di CO2 imposte dall’Unione Europea ai 27 stati membri, senza sapere se è tecnicamente possibile la realizzazione e se il costo è umanamente sopportabile.
Gli industriali, dopo aver prodotto a loro insindacabile giudizio qualunque schifezza; a colpi di pubblicità ingannevole inducono i popoli a consumarla, a crederla un autentico affare, e peggio, a convincerli che la stanno acquistando per libera scelta.
Ma se il consumo non smaltisce tutta la produzione, non svuota magazzini, le multinazionali prima lo incentivano a colpi di campagne promozionali, e poi a colpi di mazzette passano a chiedere ai governi di imporre per legge l’acquisto di quelle porcherie.
Ed è così che passiamo ogni giorno dalla Rolls Royce al monopattino, dal segnale di fumo allo smartphone che gli anziani non sanno nemmeno accendere, cambiando ossessivamente fornitori, beni e servizi.
La politica, per conservare posti di lavoro e profitti che poi significano voti, soldi e privilegi per gli addetti e tributi per lo Stato, è pronta a scatenare anche una guerra atomica, per svuotare e riempire magazzini, svuotare e riempire arsenali.
L’industria farmaceutica produce medicine per battere sul tempo l’arrivo delle nuove malattie, sperando che non siano troppo diverse dalle vecchie, altrimenti sarebbero poco efficaci o letteralmente nocive.
E se poi la malattia non arriva, con le caratteristiche previste, sono cavoli amari per i popoli, che quelle medicine, dovranno ingozzarsene o pagarle.
Una volta, l’industriale del farmaco era il farmacista: prima prendeva l’ordine e poi (al famoso bilancino) confezionava il prodotto personalizzato per il malato e la sua specifica malattia.
Perciò non affrettatevi a giudicare i potenti. Se li vedete “partire in guerra” armati di soluzioni fino ai denti per sterminare i problemi, lo fanno, ma sapendo di rischiare esclusivamente la borsa e la vita di milioni di individui che non sanno di finire truffati e persino sterminati dalla cultura e dalla politica al servizio del famelico mondo economico, finanziario e bellico.
L’America è partita a razzo per combattere la guerra in Ucraina e si è portata a rimorchio l’Europa; ma entrambe non hanno rischiato un graffio alla propria vita, hanno solo anticipato un bel po’ di quattrini. Ma i soldi dei poveri contribuenti spesi per armare e finanziare l’esercito ucraino mandato a morire, se li riprenderanno con gli interessi i miliardari, dividendosi le terre rare ucraine che fanno gola a tutti. E risanando con appalti astronomici i danni prodotti. Senza contare che gli stati UE continueranno a costruire armi e riempire e svuotare arsenali, perché sono corsi ai ripari inventandosi l’esercito europeo che per 80 anni nessuno ha ritenuto necessario o peggio impellente come ora.
Se invece vedete i potenti alzare la guardia e mettersi in difesa, senza avanzare di un passo e persino arretrando, vuol dire che stanno rischiando borsa o vita personale. E usano il potere per uscire indenni e magari pure vincenti.
Insomma, subordinando la produzione al consumo: famiglie, artigiani e piccoli commercianti ci salvano ogni giorno la vita.
Invece adattando o piegando il consumo alla produzione e devastazione ambientale, industriali, banchieri e Stati mettono a rischio la pace sociale, la salute psicofisica dei popoli, l’equilibrio finanziario ed ecologico e con le guerre in corso persino il futuro dell’umanità.
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