Milano, 31 mar. (Adnkronos) – La premier Giorgia Meloni, parte civile insieme al deputato di FdI Manlio Messina nel processo milanese a carico di Fabrizio Corona e di Luca Arnau, direttore della testata giornalistica online ‘Dillingernews’, accusati di diffamazione aggravata per aver diffuso, il 20 ottobre 2023, la fake news sulla presunta relazione tra la presidente del Consiglio e l’onorevole siciliano sarà eventualmente sentita come testimone a Palazzo Chigi. E’ quanto stabilito nell’udienza di oggi davanti al Tribunale di Milano. Intanto, nella prossima udienza, in programma il 16 giugno, verranno sentito quattro testimoni dell’accusa a partire da Messina.
Nel decreto di citazione diretta a giudizio, firmato dalla procura di Milano nell’ottobre scorso, si fa riferimento alla notizia falsa sul presunto legame affettivo tra i due esponenti di Fratelli d’Italia: lui “bello, bravo e in gran carriera” e sulla possibilità che fosse proprio lui “ad avere riportato l’amore nel cuore spezzato della premier”, alludendo a un intensificarsi dei loro incontri e corredando il testo da cinque foto “artatamente modificate, al fine di avallare il contenuto della notizia”, si legge nel provvedimento. In aula, il Tribunale ha ammesso i testimoni del pubblico ministero Giovanni Tarzia, si è riservata sulla consulenza della Procura sulle immagini ritenute non genuine, ha ammesso l’interrogatorio di Corona, il quale tramite il suo difensore Ivano Chiesa ha annunciato anche dichiarazioni spontanee.
“Basta guardare le foto originali e quelle prodotte nei suoi articoli per capire” che sono false, spiega Messina. “C’è chi ritiene che si possa infangare, denigrare, inventare storie su chiunque, secondo noi no, non è possibile. Occorre un po’ di decenza quando si fa un mestiere che non è quello del giornalista nel suo caso. Non si può inventare una notizia di sana pianta solo per fare follower, non si gioca con la vita delle persone, con nessuna. Io e Giorgia Meloni siamo due cittadini e siamo stati denigrati dal signor Corona e ci sarà un tribunale che deciderà” chiosa l’onorevole. Assente Corona, è stato il suo avvocato a ‘lamentarsi’ della lunga lista di testimoni: “é un’enormità, non stiamo facendo un processo per traffico internazionale di droga, ma per diffamazione” conclude Chiesa.
