di Daniele Piro 

“Tiemp bbell e ‘na vota”. Quelli in cui un manipolo di uomini e/o di capitani vestivano la casacca giallorossa onorandola col sudore e mettendo in ogni partita grinta, cazzimma e voce grossa. Bei tempi quelli in cui i leader erano un esempio per tutti, un timore per gli avversari affrontati muso a muso e una personalità forte da contrastare perfino le decisioni arbitrali. Eravamo in Serie C anche allora proprio come oggi, però con qualche differenza. Eravamo grintosi compatti e cazzuti sugli spalti ma anche sul terreno di gioco. Uomini con i capelli lunghi, con la barba volutamente non fatta per apparire ancora più cattivi in mezzo al campo; uomini con coraggio da vendere. Non faceva paura giocare al Partenio, o a Cava o Nocera. Oggi assistiamo allo spettacolo di ragazzini bruciati da un girone di ritorno che invece di valorizzarli probabilmente li sta deprezzando, senatori che fanno a stento il loro compitino consci di avere un portafoglio pieno, sacrificio ridotto al minimo salariale ed attaccamento alla maglia nullo. Ma in tutto questo il peggior danno risiede nelle scelte societarie di chi, ripetendoci che ci eravamo scordati chi eravamo e da dove venivamo, ha forse dimenticato cosa fosse la Serie C, nella fattispecie il girone meridionale. Quello “terronico” non è mai stato un girone per santarelliini o per gente di fioretto. E’ stato sempre un girone con marpioni pronti a rincorrere gli avversari urlando dietro di tutto fin dentro la loro area, accerchiamenti agli arbitri con proteste veementi e reiterate, pubblico caloroso che pur non scendendo in campo riesce ad incuotere un minimo di timore riverenziale ad avversari e terna arbitrale. Francamente tutto questo a Benevento non lo si vede da un pezzo. Non c’è più un leader , una figura carismatica o un gruppo di persone come quelle citati nel titolo; la Società serie, precisa, pulita, ordinata, con i conti a posto è da serie A nell’immagine che vuole dare, ma tra l’apparire e l’essere poi ne passa di acqua sotto i ponti. Anche mio nipote di 7 anni sa che i campionati si vincono a primavera e che le basi per vincerlo si gettano nei piccoli o grandi accorgimenti del mercato di Gennaio. A Benevento no. Ieri sera quelli che sono scesi in campo potevano giocarsi il bonus riscatto. Sicuramente sarebbe stata la partita che non avrebbe cambiato la stagione, ma avrebbe dato dare un senso ad un 2025 catastrofico. Mi chiedo senza troppi giri di parole: ma questi ce l’hanno una coscienza? Ce l’hanno una dignità? Vivono la citta’? Sapevano che era una partita diversa dalle altre almeno nelle aspettative della tifoseria? A me sembra da tempo che si giochi per onor di firma, per un contratto da rispettare nella più totale indifferenza. Da tempo non vedo gente “afferrarsi” con un avversario, fare capannello accerchiando l’arbitro, esaltarsi per una giocata. Vedo 11 che vanno in campo, giochicchiano, ma in una sorta di contesto “ come viene accussi’ cià pigliamm’ “. Ad onor del vero per onestà intellettuale devo anche constatare che tutto sommato ieri sera non abbiamo fatto nemmeno una brutta partita. Primo tempo ordinato, senza subire minimamente la capolista, solito gol divorato, stavolta da Lamesta e poi i ripetitivi errori di mancate coperture difensive che sono costate la sconfitta. Due azioni in fotocopia, due errate chiusure eprima Armellino che non segnava dai tempi dei dinosauri (siamo bravi nel far resuscitare pure chi è finito nel dimenticatoio) e poi Palumbo hanno castigato una strega accorta ma non troppo, volitiva ma non troppo, messa bene in campo ma non troppo. Un girone di ritorno che è uno scempio. Un 2025 che verrà ricordato come il peggior periodo della gestione Vigorito, senza se e senza ma. Risparmiateci le solite dichiarazioni post partita fatte di “mancate scintille”, “episodi sfortunati”, “squadra che ha tenuto bene il campo”, “siamo comunque vivi”. Non siete più credibili !!! Per noi tifosi era comunque una partita sentita, forse meno di altre volte, visto il momentaccio che si protrae da inizio anno che ci ha trasformato in tifosi apatici, quasi indifferenti e rassegnati. Indipendentemente dalla categoria ridateci GLI UOMINI, quelli con gli attributi; rivogliamo il calcio pane e salame perché se è vero che siamo una tifoseria pane e salame vogliamo avere anche la possibilità di dimostrarlo aiutando ed incitando l’undici che in campo, se questo diventa tutt’uno con la maglia che indossa. E’ vero che nei momenti difficili la squadra va sostenuta, ma il sostegno va guadagnato, va meritato; oggi siete lontani anni luce da una piazza che non ha mai fatto mancare la propria vicinanza. Chiedetevi il perché! Chiedetevelo all’interno dello spogliatoio, chiedetevelo nelle riunioni Societarie, nei summit, chiedetevelo nei ritiri. Noi ci saremo sempre e comunque, scazzati, apatici, indifferenti, amorfi, ma non saremo mai lontani perché il Benevento è una fede, una malattia, una nostalgia. Per voi è un lavoro, per noi è una passione. Se riuscirete a capirlo forse ci ritroverete.

Scugnizzo69

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