di Antonio Corvino 

La risposta spagnola alla follia dei dazi americani finalizzata a contenerne e magari annullarne l’impatto rimane tuttora isolata in Europa mentre il mondo corre come un treno privo di freni verso il deragliamento.
Moriremo dunque tutti trump-putiniani, vittime di gerontocrati senza speranza ossessionati dalla propria plutocratica sopravvivenza?
O saremo condannati a vivere prigionieri dei loro epigoni anagraficamente più giovani ma da quelli marchiati a fuoco in maniera indelebile?
E dovremo rassegnarci al pressappochismo narcisistico di gente che non conosce vergogna nell’issarsi sugli scranni più alti delle istituzioni pontificando a sproposito, orecchiando il sentito dire o leggiucchiando le banalità e bestialità sulla rete?
Davanti al dramma di un’umanità che sta affondando dovremo sorbirci le blasfeme castronerie diffuse come rivoluzione trumpiana, pace putiniana, normalizzazione israeliana, pacificazione africana?
E dovremo rassegnarci alla mistificazione di chi compie genocidi, distrugge nazioni, violenta e uccide le donne, discrimina i suoi stessi cittadini e misconosce il diritto internazionale mentre impunemente se ne va in giro per il mondo sprezzante del destino dei popoli, contando sul paracadute delle falsità contrabbandate per verità e sulle attese di un esercito di disperati che si ingrossa giorno dopo giorno chiedendo ai suoi massacratori un’impossibile quanto umiliante bonus per sopravvivere?
Un capo di Stato, capo della più grande potenza mondiale si può permettere il lusso di propinare per corrette e scientificamente provate formule farlocche?
E affermare, novello messia, che le sofferenze di oggi varranno per i suoi seguaci il paradiso di domani e la dannazione per tutti gli altri?
Ed intanto assistere al crollo del sistema finanziario che trascinerà con sé il sistema produttivo e massacrerà il commercio internazionale facendo passare il messaggio che la forza, la violenza ed il ricatto sono le uniche regole valide?
E dovremo convincerci che la scienza ed il sapere sono un orpello inutile, tanto vi sono gli algoritmi a dirci cosa fare?
E dovremo riporre in un cassetto l’insegnamento di Umberto Eco il quale metteva in guardia da internet avvertendo che se non sai dove mettere le mani, cosa cercare e non sei provvisto/a di una bussola per orientarti (e che solo la cultura può darti) sono inutili e pericolose tutte le informazioni che ti circondano in quanto chiunque può propinartele a suo esclusivo uso e beneficio?
Possibile che dobbiamo sorbirci le pseudo teorie degli emuli trumpiani che confondono dazi e rivoluzione fiscale, competitività e protezionismo, sopraffazione e potere, ricatto e cooperazione?
Possibile che oltre oceano a nessuno venga in mente che il magnate e la sua corte di oligarchi famelici danzano sull’orlo di un debito profondo come un baratro di cui non si vede il fondo?
Più o meno 40.000 mila miliardi di dollari é il debito Usa che viaggia a ritmi tuttora assai elevati. E gran parte di esso è nelle mani cinesi, giapponesi, inglesi, in quelle europee ed in quelle di molti di coloro che oggi vengono assurdamente ricattati.
Possibile che nessuno avverta il messia americano ed i suoi apostoli che non possono continuare a vivere sull’eredità di Bretton Woods avendola ormai completamente o quasi dilapidata? Che se si sono potuti permettere di spadroneggiare sino ad oggi lo hanno fatto solo grazie al ruolo del dollaro che a Bretton Woods, contro il parere di Keynes che voleva una moneta neutra quale strumento regolatore degli scambi internazionali, venne imposto come valuta mondiale?
Ogni Presidente, ogni governo, sin qui si sono avvalsi di economisti di assoluto valore per gestire la routine, non solo le emergenze.
I vincitori della seconda guerra mondiale si affidarono a keynes ed alla scuola Keynesiana.
In America JFG Kennedy si confrontava con John Kenneth Galbraith, e lo stesso Regan si affidava all’iper liberista Milton Freedman e Modigliani era una specie di oracolo per chiunque dovesse prendere decisioni che impattassero sui popoli e sugli Stati.
In Italia un’intera generazione di governanti si era formata alla scuola di Federico Caffè e per decenni nel dopo guerra si è praticata la programmazione economica in uno spirito di emulazione-cooperazione con i partner europei e mondiali.
Cos’è che ha portato ad azzerare il sapere e lo stesso buon senso nell’azione dei governi attuali? Perché sono state negate le buone pratiche? E perché il bilancio degli Stati, annuale e pluriennale, che un tempo era il documento fondamentale della vita stessa delle nazioni, che ne segnava lo stesso orizzonte quantitativo e qualitativo e che coinvolgeva tutti i livelli politici ed istituzionali oggi è ridotto ad una pratica fastidiosa da evadere in tempi i più stretti possibile, in una frettolosa riunione di governo e senza discussione alcuna? E decisioni economiche fondamentali vengono assunte senza coinvolgere addirittura il parlamento?
Insomma cosa ha indotto i governanti a navigare senza bussola ed orientandosi esclusivamente sulle proprie inclinazioni ed interessi?
E cosa potrà succedere se tutto questo porterà la comunità internazionale, come evidentemente sta succedendo, ad una entropia senza alcuna possibilità di recupero?
Cosa accadrà se in risposta alla tracotanza USA targata Trump, Cina, Giappone, Inghilterra, Europa, Canada, oltre a reagire con dazi speculari, metteranno sul mercato la loro quota del dedito USA? E se la Germania ritirerà dai forzieri della Federal Reserve le sue riserve d’oro?
E cosa accadrà se Africa, India, Brasile, Cina ed il resto dei Paesi in cerca di uno sviluppo difficile quanto indifferibile si vedranno costretti a crearsi, finalmente, una propria valuta per regolare gli scambi piuttosto che minacciarne l’eventualità come deterrente verso l’Occidente minato dalla diarchia putin-trumpiana?
Possibile che quanti ruotano intorno a tale diarchia siano accecati dall’avidità della loro ricchezza e dalla schiavitù del loro stesso potere, dal dominio della tecnica da essi stessi monopolizzata, dalla comunicazione distorta ad arte, dalla volontà di soggiogare i loro stessi Stati, dal desiderio di distruggere definitivamente l’equilibrio ricardiano del commercio mondiale, dopo aver fatto saltare tutti i principi della concorrenza smithiana del mercato pensando di impadronirsi del mondo con le monete virtuali che sfuggono ad ogni controllo che non sia il loro, biecamente speculativo, e quello di oligarchi e magnati che li attorniano?
Pensano che la sterilizzazione del marxismo e la negazione della prospettiva rivoluzionaria tra i popoli sfruttati e affamati sia irreversibile e che tutto si risolva con la forza degli armamenti neo imperialisti o addirittura con la violenza delle milizie mercenarie da quelli foraggiate?
Possibile che tutto questo sfugga ai più?
E che gli altri, pur consapevoli, si rassegnino impotenti all’inevitabile?
Insomma gli economisti e gli intellettuali che hanno affollato sin qui la platea dei premi nobel non hanno nulla da obiettare? E le scuole? A cominciare da quella neo o ultra liberista di Chicago? E le Università, le Accademie, i Conservatori, gli artisti, i letterati, gli storici, i poeti?
É da lì che bisogna ripartire… E da quel che resta della democrazia e della cultura in Europa.
Per questo é importante la lezione spagnola che dev’essere assunta come prodromo di un piano europeo a sostegno della competizione delle imprese perché venga assicurato il corretto funzionamento del commercio internazionale allargandone i confini e non limitandoli fino a chiuderli in un neo protezionismo con vocazione autarchica.
Il fine del commercio internazionale infatti é lo sviluppo della ricchezza delle nazioni attraversa l’integrazione delle vocazioni produttive ed il maggior benessere di popoli e cittadini in numero crescente, non la loro sottomissione alle voglie estemporanee di sovrani autoproclamatisi tali e magari emuli di dittatori senza scrupoli e senza scadenze elettorali.
É la difesa dei consumatori contro ogni speculazione.
In attesa di una nuova Bretton Woods che finalmente restituisca al commercio internazionale la valenza di volano ed equilibratore dello sviluppo mondiale e ad una valuta terza e neutrale il ruolo regolatore.
La deriva trumpiana ha finalmente messo fine ai vecchi equilibri ed ha reso evidenti gli equivoci e le ambiguità ad essi sottesi.
É tempo di creare nuovi equilibri che tengano conto finalmente di una realtà in cui vi sono infiniti centri, perché il mondo non è piatto ma sferico, non solo fisicamente, ma anche economicamente e socialmente.
Il mondo oggi non ha bisogno di una nuova Yalta che metta il pianeta tra le fauci delle teste fameliche di un Cerbero famelico, ahimè di nuovo pronto a ghermirlo, ma di una nuova Bretton Woods che finalmente gli restituisca dignità ed equilibrio e prospettive di sviluppo in un quadro di cooperazione la più ampia possibile…
E che ristabilisca il sapere e la felicità degli uomini e dei popoli quale fine degli Stati e quale preoccupazione dei governanti…

 

pH Pixabay senza royalty

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